Ci prova Carlo Verdone a tenere viva la commedia italiana, ma le risate dove sono finite?
Le emozioni (seppur a dire il vero, blande) ci sono e quelle sceneggiature da barzellettieri, di cui scrivevo nella recensione di "Amici miei Come tutto ebbe inizio", sono lontane chilometri da questo "Posti in piedi in paradiso" del 2012, ultimo film girato dal regista, attore e sceneggiatore romano, ma questo a discapito della comicità.
Questa pellicola narra d'altronde una situazione tristemente più che verosimile in questo periodo di crisi, ovvero la storia di tre uomini di mezz'età finiti, come direbbero loro, "colle pezze ar culo". Un divorzio, un lavoro andato male: purtroppo oggi come oggi per rimanere con le finanze a secco basta davvero poco.
Ingegno, capacità di adattarsi e ridimensionarsi e sapersi rimettere in discussione e in gioco: questi gli unici rimedi possibili. E come benzina: l'amore. Un nuovo amore romantico, l'amore paterno o un sano amore per se stessi spingono i protagonisti di questa pellicola a non mollare e a credere che a tutto si possa rimediare e anche a prendere delle decisioni difficili grazie ad una maggiore responsabilità acquisita, data la situazione.
Forse con una sceneggiatura così buttarla sul comico sarebbe stato fuori luogo o forse non c'è più chi sia in grado di far sorridere su "disgrazie" del presente o del passato, senza essere di cattivo gusto. O comunque sia, visto questo film, di certo non è il regista capitolino.
Ha vinto un po' di premi questa pellicola, tra cui spicca il Nastro d'argento come miglior commedia, e ricevuto un tot di candidature ad altri premi e non è effettivamente un film che deve per forza passare inosservato perchè la storia c'è, le emozioni, blande, ma ci sono, gli interpreti sono bravi e la regia va liscia, però a me Carletto piace di più quando, come spesso è successo in passato, riesce (anche) a farmi ridere di gusto.
(Ste Bubu)
Partito titubante, devo ammettere di aver passato una piacevole ora e mezza, con scene divertenti, mai non riuscite. Favino e Giallini (e Verdone, of course) sono ben assortiti e, quest'ultimo soprattutto, riescono a caratterizzare realisticamente i personaggi (le vendite delle case di Domenica "Gisllini" Segato sono stupende).
RispondiEliminaE anche il finale classico da baci e abbracci del regista romano risulta meno appiccicoso. Il pericolo era grosso e grasso, per questo i miei complimenti a Verdone sono ancora più sinceri.
Questa tua stilosa conclusione del commento con citazione (commento che fondamentalmente, con un pizzico meno di "entusiasmo", mi trova daccordo) mi da anche l'assist per dire che sono quelli (soprattutto i primi) i film di Carletto che mi piacciono di più: una comicità forse un po' "televisiva", ma oggettivamente divertente, mai volgare o eccessivamente demenziale e raramente solo fine a se stessa visto che spesso, attraverso di essa, il regista ha anche il merito di denunciare dei mal costumi italiani o dell'essere umano in generale.
RispondiElimina