Amore e Disastro di Cameron

E alla fine l'ho visto anche io. Dopo 15 anni di tenace e solitario snobismo, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione tridimensionale di guardare cosa successe 100 anni fa a bordo del transatlantico più celebre della storia. Cinerofum in trasferta a Lonato, le Pollnz e Mourice occhialini sul naso, tutto è pronto per il settimo film del regista canadese James Cameron: "Titanic", del 1997.
Ricordo bene quando, nella succursale del Colombo, quella vicina a piazza Manin, venne deciso, assente una docente, di "consolarci" con la visione di questo film che, in classe, avevano tutti già visto. E chi avrebbe potuto rimanere incolume di fronte al bombardamento mediatico guidato da una Céline Dion che, in realtà, stupenda prima sorpresa, non aprirà bocca per tutta la pellicola?
Però, il Cinerofum non è testardo come il sottoscritto e, sentendo di dover qualcosa al tecnologico e visionario James Cameron, entra in sala 3D, pagando 11 euro per una prenotazione più che mai inutile, col sorriso sul cuore (solo un po' di apprensione, poi rivelatasi infondata, per la durata oceanica).
Ammetto che il film è un piacere per gli occhi, che possono spaziare tra i dettagli accurati (e basta con gli accanimenti da "orologio digitale", corretti quanto inutili); per il cuore, che può emozionarsi con la folle corsa passionale tra i due protagonisti, ben riassunta da quel travolgente abbraccio sul ponte (dopo che Rose non ne ha voluto sapere di lasciare a morire l'altra metà di sé); e per il cervellino che, senza stancarsi, può immagazzinare un bel po' di informazioni storiche e documentaristiche. Ok, non sarà tutto vero, la nave non sarà colata a picco esattamente così, ma il clima sociale stratificato dell'epoca, coi dobloni che, invece che cadere, salgono ai piani alti, non doveva essere molto diverso da quello rappresentato (non per altro eh, ma lo è ancora oggi). Così come sono credibili le speranze e le paure d'onnipotenza dell'uomo alle prese con le prime grandi sfide lanciate alla Natura.
Comunque, nonostante alcune defiance verso il finale (Cameron parla pur sempre l'hollywodiano...), vedi la necessità del regista di commuovere con un "multifinale alla Tornatore" (fosse finito senza gli ultimi minuti, la vecchietta che scavalca per lanciare il diamante nell'Atlantico...), il film scorre davvero leggero e spedito su acque profonde quanto rischiose. La storia d'amore è narrata senza troppa solennità, la forza del sentimento esplode senza attaccarsi alle pareti. In questo senso, bisogna riconoscere la buona prova dei due giovanissimi protagonisti, ironici ed innamorati quanto la sceneggiatura lo concedeva e chiedeva. Ad esempio, la scena dell'audace posa della britannica Kate Winslet per immortalare (appena in tempo...) quell'incontro di terza classe, rimane nei ricordi per l'erotica delicatezza sugar-free.
Storia d'amore che si mette sullo sfondo, però di fronte alla tragedia, alla distruzione che si para di fronte allo spettatore: Cameron nelle sequenze dell'affondamento dà libero sfogo a tutta la sua voglia di maneggiare (sporcandosi un po' le dita anche, ottimo!) la macchina dei sogni, bloccando la mascella al pubblico che finisce in apnea assieme a quei poveri cristi.
Sappiamo, ormai, quanto gli oscar valgono ma, per la legge dei grandi numeri, su 11 qualcosa da premiare c'era: regia, scenografia, costumi, fotografia, effetti speciali, scegliete voi.
Dedicato a tutti quelli che sono passati sulla terra senza lasciare alcuna foto, solo ricordi con data di scadenza.
(depa)

1 commento:

  1. Rivisto ieri sera dopo secoli in inglese that is still to improve...
    Concordo con la tua recensione e, per una volta, salvo anche il finale hollywodiano. Una dovuta chiusura del cerchio.
    Sentire Fabrizio che ci tira dei "porca puttana" e dei "vaffanculo" quando l'acqua inizia a salire ,che solo io, in sala Porty Hostel potevo capire, e' stato geniale! :)
    Sono in biblio e mi sta scadendo il tempo... aaaaaaaaaaahhhhhh... Cela faro' a pubblicare???
    Ale'! Tun

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