Qualche giorno fa ho proposto a Elena di andare a vedere un film di cui la critica (vi butto dentro, per valore ottenuto sul campo, pure mia madre, seppur debba ancora "toccare" con occhio) ha vociferato positivamente. Quindi, appuntamento alla fermata Lanza e passeggiata sino all'Anteo, zona Moscova, per vedere "Sister" (t.o. "L'enfant d'en haut"), opera seconda della regista di Besançon, classe 71, Ursula Meier ("Home" la prima, del 2008). Ripensando al mio rassegnato, malinconico e un filo rabbioso "Impossibile ormai, in due, entrare con 10 euro...", aggiusto il pensiero dicendo che, per vedere film così, ne pagherei molti di più...
Tarantino 4 - 0 Altri
La scorsa settimana, la sala Uander con Mr. Brown incorporato, dopo aver già visto fallire il piano Carpenter, ha dovuto rassegnarsi ad un'altra disfatta: nemmeno la Trilogia della Vendetta proseguirà. E allora abbiamo cominciato una nuova avventura, di sbieco però, ché un regista (almeno controverso) come Quentin Tarantino non può arrivare al Cinerofum entrando dal balcone, come un ladro (anche se lui un artista lo è...). "Four rooms" è il terzo cimento del regista di Knoxwille, classe 1963. E questo che avrebbe dovuto essere un gioco cinematografico realizzato con e per altri tre amici, finisce con essere un'impietosa cartina tornasole sulle capacità di Tarantino rispetto a quelle dei compari. I tre compari si fanno un autogol a testa, poi arriva lui e al 70° sigilla pure col gol più bello.
Diluvio appiccicoso
Stasera, al solito spazio Oberdan, dopo essermi abbuffato (eh, a casa non c'è nessuno, ci si arrangia in giro) con alcuni stuzzichini israeliani (hummus, salatini e coca-cola ?! ) e dopo essermi appassionato (e commosso) sentendo la centenaria Ruth Gruber raccontare di sè ("Ahead of time" di Bob Richman, 2009), mi è toccato sorbirmi questa melassa ambiziosa e vederla sbandare di continuo tra i dirupi, del patetico da una parte e della banalità dall'altra: Guy Nattiv, nel 2010, ha sentito il bisogno di girare questo "Mabul" ("Diluvio").
Che estate, con Haifa laggiù
Ieri sera altro film israeliano e, questa volta, non abbiamo a che fare con un esordiente bensì con un regista già noto agli specialisti (non a me, chiedo scusa): Avi Nesher, classe '53, due anni fa realizzò un film divertente, appassionante e fantasioso, senza dimenticarsi di girarlo decentemente. "The matchmaker" è un film che vi consiglio.
Strisce blu a Tel Aviv
Vi vorrei scrivere qualche riga a proposito di un film israeliano che ho potuto vedere ieri sera allo Spazio Oberdan di Porta Venezia. S'intitola "2 Night", è del 2011 ed è il film d'esordio di Roi Werner. Ve ne consiglio la visione perché è una pellicola piuttosto originale, abbastanza profonda, di certo divertente, con peperoncino sparso.
Profonde piaghe d'IRA
Sabato pomeriggio di questo maggio 2012 da buttare nel cesso, pioggia e freddo, impossibile trovare qualcuno da stanare. Vado al City a vedere un film di cui mi parlò bene un amico, soddisfatto quantomeno di non vedere scorrere nel nulla anche queste due ore, anche se per poco. Uno scioccato più ancora che scioccante, ma per nulla spericolato Steve McQueen (non c'entrano nulla, lo so), esordì nel 2008 con questo "Hunger", forte e necessaria sonda-spia cinematografica in quello che fu un vero e proprio annullamento dei "diritti civili" dell'uomo, perpetrato da quella testa di cazzo che fu la Thatcher (curioso che il film sia uscito nelle sale italiane dopo 4 anni dalla realizzazione, proprio in contemporanea col pomposo "Iron Lady").
Woody "taroccato" in Italy
La settimana scorsa, al Plinius di Viale Abruzzi, io ed Elena, tenendo duro di fronte alle messe in guardia ascoltate e lette qua e là, siamo andati a vedere l'ultimo lavoro di Woody Allen. "To Rome with love", in effetti, non risulta un film all'altezza dell'ampia e ottima filmografia del regista statunitense, ma l'Italia, oggi è questo: Attila ci fa un baffo, se un capolavoro viene esposto, vi saranno disegnati sopra "falli acidi", se un fotografo di fama internazionale le provasse tutte per giorni, non riuscirebbe ad evitare di immortalare (sigh) il prodotto di un'etica naufragata nel becero malcostume, di un senso civile sodomizzato dal vuoto soldo.
Amore e Disastro di Cameron
E alla fine l'ho visto anche io. Dopo 15 anni di tenace e solitario snobismo, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione tridimensionale di guardare cosa successe 100 anni fa a bordo del transatlantico più celebre della storia. Cinerofum in trasferta a Lonato, le Pollnz e Mourice occhialini sul naso, tutto è pronto per il settimo film del regista canadese James Cameron: "Titanic", del 1997.
Vodka patria!
Scriverò di un film che ho visto in sala Uander la settimana scorsa; mentre Elena si rilassava nel suo Modigliani, io venivo aizzato dal maestro russo Sergej Michajlovič Ejzenštejn: "Aleksandr Nevskij" è un film manifesto politico del 1938, che attinge a piene mani nella tradizione nazionalistica russa del passato e nella propaganda antinazista dell'epoca.
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