Se tiri la corda, si spezza; il ritmo no.

Questa sera, altro Hitchcock da urlo, strozzato però, perché rimane tutto in gola, non c'è tempo nemmeno per grattarsi le orecchie; "Nodo alla gola" ("Rope", "Cocktail per un cadavere"), del 1948, è una spettacolare prova-vezzo del regista inglese: interamente ambientata in un appartamento, con stacchi che stanno sulle dita di due mani, riesce a far salire la temperatura a livelli equatoriali. Il panoramico appartamento newyorkese diventa un angusto monolocale di Quarto Oggiaro in cui, ai due protagonisti (e a noi in sala Uander), inizierà a mancare il respiro...
Già la prima inquadratura e il successivo movimento macchina sono da libro didattico universitario. Al pubblico viene concessa un'ultima, unica, boccata prima di tuffarsi nell'apnea in cui la pellicola lo costringerà. Dietro la finestra c'è un uomo che sta morendo e i due individui accanto a lui lo sanno benissimo, solo i doppiatori italiani, incredibilmente, non se ne accorsero. E' vero che Farley Granger, imbalsamato come sempre, non sembra né convinto, né consapevole, ma la sua spalla (il newyorkese John Dall che, strepitoso, disintegra, pure lui, il collega) sprizza perversione e sadismo da tutti i pori. E' una mente malata che si è fatta adescare dalle idee di un professore alla ricerca di uno scaffale vuoto su cui pubblicare, ma dimenticandosi che, però, dietro alle idee c'è l'uomo ("coi suoi sentimenti, che ama"), ciò che lui non sarà mai...
Il maestro del brivido, per bocca dello psicopatico Brandon sfida il pubblico: "Ora sta' a vedere!", lo stuzzica: "Un compleanno? Piuttosto il contrario...", fino a convincerlo che "un omicidio è un'arte destinata a pochi eletti", ehm, la sua rappresentazione, s'intende.
Per "questa festa del tutto particolare", Alfred Hitchcock, imbastisce tutto alla perfezione, invitando il V.I.P. James Stewart e preoccupandosi che l'atmosfera sia inappuntabile: scenografia, luci e musica portano ad un risultato eccelso; piani sequenza accattivanti, montaggio ingegnoso e ricercato (cuciture nascoste con eleganza), sfondo "vivo" che scandisce il cammino solare, indimenticabile.
Autocelebrativo "Hitch", tira fuori anche un metronomo (un po' di tempo fa, definii un suo film proprio così), come a dire "Toh! Ascolta pure, se perdo mai il ritmo". A confermare, una volta di più, con uno dei suoi schemi classici, che il regista può tutto: "Ti dico tutto subito e ti mostro come ciò non significhi nulla, starai sulla graticola comunque, come se tu non sapessi nulla", il Cinema può tutto..
Domanda: perché quando la cameriera sparecchia il baule, l'inquadratura scelta è proprio quella (meravigliosa)? Poiché solo con essa lo spazio-tempo si fa brivido; è lungo quella profondità che si spalanca il battito del cuore dei due protagonisti (e quindi del pubblico), la loro tensione ha campo libero, incontrollata. E, infatti, è grave l'errore di Brandon di non tenere conto delle reazioni altrui...
Scena finale magistrale, con l'utilizzo totale di tutti i mezzi cinematografici: movimenti di macchina ipnotici, luce rossa, luce verde, voci e sirena della polizia...
Grazie Alfred.
(depa)

ps: e grazie Bubu per il suggerimento!

2 commenti:

  1. film da cardiopalma nonostante l'atmosfera da salotto scenograficamente d'effetto. Brandon ricorda in tutto e pertutto Lord Henry Wotton de "Il ritratto di Dorian Gray" con i suoi aforismi degni del grande maestro Oscar Wilde...Un vero Dandy d'eccellenza questo protagonista ;)

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  2. Prima di rigustarmi questo grande film, sono andato a vedere se era recensito sul 'rofum. Ne ero praticamente certo, ma non ricordavo assolutamente di avertelo suggerito io, Depa. A distanza di mesi: prego ;)
    Che film gente!
    Quelle inquadrature che hai descritto nella recensione a me fanno sentire come se fossi in quell'appartamento, ad un passo di distanza dai protagonisti di questo strano party e la sensazione non è per niente relax: proprio di apnea.
    Impossibile non risottolineare anche quella inquadratura mentre la domestica sparecchia la cassa e come, grazie ad essa, quella scena ti fa salire il cuore in gola. E non è l'unica: già ad inizio film, quella corda che penzola fuori dalla cassa...brrr...
    La tensione sale perchè in questa pellicola si spera che "il cattivo" non venga sgamato, altrimenti la magia finirebbe. E poi invece, quando, dopo un'ora e diciasette minuti, finisce tutto, il finale è così meravigliosamente perfetto che sei talmente soddisfatto che, anche se era strapiacevole, non ti dispiace che sia finito.
    Grazie Alfred... per questo orgasmo cinematografico!!!

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