Che ricordi...tuffi nel passato di questo genere sono sempre un piacevole massaggio alla propria memoria. Il miglior risultato, secondo me, si ottiene quando un film lo si conosce come i cuscini della propria stanza, pressoché a memoria, e poi lo si rivede per la ventunesima volta dopo quindici anni, ciò che è successo a me ieri sera. Rispondendo ad un appello di Elena che, dopo "La cagna" e qualche altro, ha supplicato di staccare con qualcosa di più soft, ho optato per un film che, nonostante la mia concreta e consueta perdita del mondo dell'illusione, mi ha permesso di ritrovarlo comunque, mediante il mio riposizionamento dietro al fantasioso sguardo di quel bambino ragazzo che, sopra ai fantasmi, poteva volare per giorni..."Ghostbusters" è un film del 1984 di Ivan Reitman, canadese d'acquisizione (nato nel 1946 a Komarno, Slovacchia), ma creato dalle menti dei due autori (nonché acchiappafantasmi in carne e ossa) Dan Aykroyd e Harold Ramis.
Come bisogna dare atto ai due ideatori di questo viaggio paranormale di aver sfoggiato una fantasia ricca di spunti, allo stesso modo va attribuito a Ivan Reitman il merito di aver realizzato a meraviglia quell'atmosfera cupa-fosforescente, fatta di tipico suono-fischio che solitamente accompagna un'apparizione ectoplasmica ma anche di comicità irridescente. E' ben girato questo film in cui non è vero che gli effetti speciali la fanno da padrona, Reitman dimostra di saper riprendere Slimer impegnato in un furtivo banchetto, così come Bill Murray scatenato nella sua ironica spavalderia, così come Sigourney Weaver mai così bella sul divano di un appartamento (esploso) con vista su Central Park. La m.d.p. suggerisce bene il fluttuare di queste non-creature che non hanno bisogno di scarpe.
La musica e i colori avvolgono tutta Manhattan: la canzone ormai celeberrima (fu il primo, l'unico?, vinile che ebbi) e le scie dei poveri fantasmini persguitati colonne portanti di questo film che intrattiene convincendo...addirittura che possano esserci elementi che arrivano dal di là (non proprio da laggiù).
Oltre al fatto che, finalmente, venissero narrati fatti paranormali in chiave moderna, ossia volendo unire paura e ironia, fantasma incazzato e vicino di casa cretino, il film deve la sua vittoria anche al numero 10 in mezzo al campo (Dan Aykroyd con tutti gli assist in testa) e al numero 9 là davanti, Bill Murray bomber d'alto livello, con tutti e 90 i minuti nelle gambe (più un tempo supplementare). Le sue battute ed il suo atteggiamento forgiano un personaggio che il pubblico dimenticherà solo se scomparso in un'altra dimensione spazio-temporale.
L'attrezzatura dei nostri prodi è un punto fermo dell'immaginario di chi è nato dopo gli anni '70, poi ci sono la ecto-mobile, l'ex caserma dei pompieri, i due tremendi "cagnolini" dagli occhi dolci, il meraviglioso sfigato "Louis" Moranis (il "Mastro di Chiavi" che chiede al cavallo o che passa l'abat-jour...) e, signore e signori: l'omino della michelin (tutti l'abbiamo chiamato così, anche se viene dai marshmallow, sempre roba gommosa)...semplicemente un idolo indimenticabile.
Credo che fare una boiata fosse semplicissimo; intrattenere parlando di raggio protonico ("Non incrociare mai i flussi!", "E' male?"), Zuul e Guardia di Porta, un po' meno.
Reitman, Aykroyd, Ramis, Murray e Moranis realizzarono un film generazionale fantasioso, ironico e un po' pauroso, senza che il fianco fosse esposto; cosa si vuole rimproverare ad un film che s'intitola Ghostbuster, che abbia troppo effetti speciali? Che non sia serio? Ditemi dove siete che li chiamo...
(depa)
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