Ieri, sul canale Iris, hanno trasmesso un film di Billy Wilder che, zitto zitto, ha scalato la mia classifica personale dei preferiti del grande maestro della commedia arguta. "Prima pagina" (1974), però, non può essere considerata una sorpresa, essendo diretto da un Wilder maturo (terz'ultima sua opera, tutto chiaro in mente) e interpretato da due "mattatori" d'oltreoceano: Jack Lemmon e Walter Matthau. Prima ancora di leggere, procuratevelo.
Film eccezionale, tutto in poche ore, tutto in pochi interni; Billy Wilder pienamente padrone dell'unità spazio tempo, che proprio in quegli anni Hollywood andava rinnegando. E con "tutto" intendo il meglio che una commedia di Wilder possa offrire: ritmo, ironia, denuncia...
Jack Lemmon pare un furetto, sprizza energia per la scena, e pare anche più determinato del solito, vuole recitare alla grande e far arrivare il messaggio, niente tra le righe, dritto dritto in Front Page...più schietto che mai! Non si fa alcun problema a mostrare i lavoratori che, come tanti altri, sono abituati a stare (quasi ci sguazzano) nello "sporco" e, peggio, al FALSO: "i gentiluomini del giornalismo", assuefatti ormai dal freddo cinismo che richiede l'"edizione straordinaria!". Ma c'è altro, Billi Wilder, butta tutto sul tavolo: c'è la messa a nudo della fobia comunista, tanto stupida quanto assassina (la stupenda figura di Molly può bastare a dare un po' di umano supporto ai "rossi" perseguitati sul terreno dell'ignoranza e della malafede), che inquinava le vite degli statunitensi di allora (e non solo). Ci sono i giochi di potere che dimenticano che non si tratta di carrarmatini multicolore, bensì di vene con sangue che trasporta vita (il sindaco, lo sheriffo, lo pischiatra! sono figure azzeccatissime).
Con l'ausilio di un doppiaggio memorabile (sentire la scena in cui Molly sta per buttare o quando lo sceriffo delira), Billy Wilder sfodera tutta l'esperienza accumulata e ci mostra come raccontare un'epoca in due immagini (siamo nel 1929: i primi "karaoke" collettivi!, sequenza in arrivo dalla Piazza Rossa) e il suo lento declino in un centinaio di minuti di grande cinema, in un "No comment" che, sulla scena, dura poco più di una notte.
Il finale è pura commedia wilderiana: la scena all'arrivo al binaro (con la finta madre supplichevole, ahaha, geniale!) e poi l'ultima diabolica telefonata di Walter "Burns" Matthau...rendono questo film un cult da non perdere, elegantemente antiamericano, dichiaratamente anticapitalista.
(depa)
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