Extra: Uno spettro si aggira...l'ipocrisia.

Eccallà, ieri pomeriggio ho potuto rivedere un film davanti al quale cedetti a Morfeo dopo una giornata lavorativa...e dovevo essere proprio cotto, perché "Il fantasma della Libertà" (1974), penultimo lavoro di Luis Buñuel, è uno dei più frizzanti, ironici, sprezzanti...comprensibili film del regista surrealista spagnolo.
Dall'inizio alla fine, "Il fantasma della libertà", si pone l'obiettivo di attaccare a spron battuto tutta l'ipocrisia che attanaglia il nostro mondo. Ipocrisia che sottende schifezze e controsensi che non hanno epoca, ma che si fa malleabile e disposta a modificare i propri canoni in base al vantaggio contingente, di norma potere o denaro. Quindi, tra i vari quadretti collegati da un filo sottile (quasi invisibile), ci sarà l'occasione di vedere come lo sdegno sia diventato (o lo è sempre stato e sempre lo sarà) soggettivo, non più dettato da una morale universale e senza tempo ma, appunto, dal tempo stesso; il buon gusto (manifestarsi del buon senso) si fa moda, religione.
Di tempo, che pare sia aumentato di velocità, non ve n'è più per pronunciare "Esame generale", tutti di corsa a masticare nuovi "Check-up", perché la premura incalza, sino a far sì che anche lo spazio venga modificato: Il Mare non è più Mare.
Materializzazione sociale di un'ipocrisia come Giuda è la Religione, che prega e poi ci scherza su, fa smorfie auliche e poi, quando c'è da spassarsela, la butta sul gioco; predica una calma riflessiva e poi si affanna coi suoi intrighi preferiti.
C'è tutto, in questo stupendo film di Buñuel, compreso il tipico attacco ironico nei confronti di quelle figure insistenti che si aggirano per il globo...ma sì, quelle persone che non si accontentano di scrivere da soli su un blog (...), ma si riversano sulle strade, vicoli sentieri ed esercizi pubblici ad aggrapparsi alle maniche del malcapitato. Grande Luis. E', anche, un brindisi al caso! E' uno sberleffo a tutto ciò che può far scandalo, ribrezzo ("Più di 10.000.000 milioni di tonnellate al giorno!") ma che è miele, jogurt ai lamponi, se paragonato a ciò che ognuno commette ogni giorno ovunque.
Buñuel è il maestro dell'episodio simbolico: due persone d'incontrano e s'apre uno squarcio (un taglio nell'occhio...), ben visibile a chi non preferisca voltarsi.
Questo film è tra i miei preferiti del regista; che bello doveva essere sapere dell'uscita di un nuovo film del "Surrealista" e correre nella sala più vicina: ahhh quella sì che era Libertà!...
(depa)

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