Venerdì scorso, in sala Uander, ho visto un film di cui ricordo ancora la réclame sulla Fininvest: fumo che esce da un macchinario, una cabina con linee orizzontali, e Goldblum che appare nella nebbia, nudo...non so perché (non ho mai avuto paura degli horror) ma ho sempre "schivato" questa pellicola e provato un po' di ribrezzo per l'attore di Pittsburgh. Il tempo dello sterile snobismo (tutti l'hanno visto) è finito, anche se ora so perché "La mosca" (1986) è il film più famoso di David Cronenberg: è il più comprensibile.
Nienta da obiettare. Il film è davvero "potente", sia per ritmo, sia per forza. Si tratta di un remake di una pellicola della fine degli anni '50 ("L'esperimento del Dr. K", di Neumann, con Vincent Price, tratto da un romanzo contemporaneo) che sarebbe bello vedere per fare un interessante confronto. Forse è per questo che il Cronenberg non si è potuto "perdere" nei suoi classici meandri. Quello che pare sia stato il lavoro più costoso del regista canadese, è anche il più hollywoodiano, con attori noti (Jeff Goldblum e Geena Davis) e uno schema abbastanza consueto. Ma la sua mano si può vedere da alcuni dettagli che lo spettatore percepisce come discordanti con i canoni diffusi: ironia e "secchezza" di alcune battute, poco attente alla platealità del cinema horror classico (per esempio "Sento di essere su qualcosa si grosso!"), e l'attenzione per gli aspetti psicologici personali, non dell'umanità (qui non vedremo città nel panico, afflitte da un "Moriremo tutti!", bensì il dolore arrecato dalla vittima di un esperimento alla propria amata, prima ancora che a se stesso; Lynch fa l'occhiolino).
"La mosca" è un buon film anche perché non tergiversa, la trama corre spedita, la tensione ne guadagna ed è così che la sfida centenaria tra la Scienza e la Carne, intesa come sovrapposizione di strati vivi, come insieme di cellule che comportano vita e movimento, diventa sì impressionante, ma anche avvincente. Ha una sua estetica; la quale non è determinata solamente dal toccare una piaga viva, una ferita purulenta, un rigurgito di acido corrosivo.
Gli aspetti psicologici, coinvolti dalla metamorfosi del protagonista, fanno battere il cuore e questo è tutto merito del regista, basti vedere la scena della passeggiata in preda al delirio che Jeff "Goldblum" Brundle, un piano sequenza che, colonna sonora a supporto, fa salire alle stelle "i giri" della pellicola. Dopo il delirio viene il dramma, la sofferenza della bella giornalista si mischia con quella dell'amato scienziato e il finale è un crescendo di emozioni, che disgustano e destabilizzano; ciò che il regista di Toronto, classe 1943, esige da una sua pellicola.
Fornire dettagli sarebbe rischioso, però vi basti sapere che Cronenberg, questo è assodato, non si accontenta di intrattenere (con "La mosca" gli riesce molto bene), ma vuole stupire, sul confine dello scioccare, e per farlo percorre comunque la strada dell'artista cinematografico completo, chiamando a rapporto effetti speciali, trucchi, colonna sonora, sempre consapevole di dove debba essere posizionata la m.d.p. ed eseguito lo stacco.
Lo consiglio senza riserve: Grande Pubblico vs Me, 1-0.
(depa)
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