Niente. Altro Billy Wilder senza senso. Viene da dire no comment di fronte a un regista che riesce a far fremere ogni volta di più i cuori della sala Uander. No, l'amore non c'entra, il cuore batte all'impazzata sul ritmo della battute del mitico James Cagney, qui alla sua penultima prova (in pratica, il vero termine della carriera), e dei suoi colleghi: "Uno, due, tre" è un film di Billy Wilder del 1961. Una delle commedie dal ritmo più elevato che il Cinerofum ricordi.
Che nero il primo "Raggio"!
In sala Uander, ieri sera, ha fatto il suo ingresso un regista americano che ha lasciato il segno negli occhi dei due soliti spettatori (io ed Elena), ma non solo; Nicholas Ray, pare abbia portato una bella turbolenza sul cinema d'oltreoceano (e quindi mondiale) della fine degli anni '40. E noi del Cinerofum, con umiltà, ce ne siamo accorti. Infatti, "La donna del bandito", girato nel 1947, ha tutte le caratteristiche della "mano di bianco" sul cinema noir dell'epoca, ricco com'è di dinamicità e coraggio artistico. Ma leggiamo.
Extra: Il cielo sopra la radio
L'altro ieri, la sala Uander ha accolto l'ultimo film del regista statunitense Robert Altman (sin'ora, al Cinerofum, "M.A.S.H."), del 2006. Quest'ultimissima opera (l'autore è morto nello stesso anno) testimonia quale lucidità artistica avesse l'ottantunenne di Kansas City. "Radio America" è un film stupendo, testamento cinematografico con cui Altman ci lascia la sua amara ironia e la sua elegante movenza.
Extra: Visconti devastante
Filmone. Luchino Visconti, nel 1954, realizzò un'opera potentissima: "Senso" è straordinario per accuratezza scenografica, per solidità artistica e, soprattutto, per furore espressivo. Scrive bene chi accosta l'autentica precisione verista di Manzoni allo stile del conte di Lonate Pozzolo. La storia è scritta dalle stupide passioni degli individui e questi sono destinati, a loro volta, a subirne le conseguenze.
Extra: "Basta crêpes!"
Alla Cineteca di Milano, spazio Oberdan, ieri pomeriggio è stato proiettato un film sperimentale di Woody Allen che sarà destinato ad avere grande eco su una certa comicità successiva; inftatti, "Zelig", del 1983, pose le basi (parole forti, in effetti non saprei scrivere se fu il primo tentativo in questa direzione, rovesciamo: ne rappresentò il coronamento qualitativo) per quel divertissement che consiste nell'utilizzare filmati di repertorio, con inserimenti postumi, per creare situazioni assurde e paradossali...ma, in realtà, quanto?
Extra: "Chi la fa l'aspetti" di Kieślowski
Altro colore altro regalo, la sala Uander 'sta volta si tinge di bianco, il colore del non-colore, della freddezza che indistamente tratta tutto alla stessa maniera; forse è questa l'unica possibilità di realizzarsi per quell'égalité che non trova più spazio di quel misero terzo di bandiera..."Film bianco" è un film del 1994, capitolo di mezzo della trilogia realizzata da Krzysztof Kieślowski dedicata al tricolore francese.
Extra: Shakespeare libero!
Venerdì scorso, al "City" di Genova, ho rotto il patto stretto con me stesso: vedere un film contemporaneo italiano. Per "Cesare deve morire" dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, ottima pellicola del 2012, fresca vincintrice dell'Orso d'Oro. Dopo aver visto alcune immagini del film in televisione e ascoltando le interviste ai "due registi in uno" di San Miniato, si entra in sala senza esitazione, il bianco e nero degli spezzoni divulgati, già di per sé, addita profondità e valore artistico del film; che finisce con l'affascinare il cinefilo, nel sapere dell'utilizzo, non di attori professionisti, bensì di uomini detenuti in carcere di massima sicurezza.
Extra: Scienza vs Carne
Venerdì scorso, in sala Uander, ho visto un film di cui ricordo ancora la réclame sulla Fininvest: fumo che esce da un macchinario, una cabina con linee orizzontali, e Goldblum che appare nella nebbia, nudo...non so perché (non ho mai avuto paura degli horror) ma ho sempre "schivato" questa pellicola e provato un po' di ribrezzo per l'attore di Pittsburgh. Il tempo dello sterile snobismo (tutti l'hanno visto) è finito, anche se ora so perché "La mosca" (1986) è il film più famoso di David Cronenberg: è il più comprensibile.
Extra: Wilder da Prima Pagina
Ieri, sul canale Iris, hanno trasmesso un film di Billy Wilder che, zitto zitto, ha scalato la mia classifica personale dei preferiti del grande maestro della commedia arguta. "Prima pagina" (1974), però, non può essere considerata una sorpresa, essendo diretto da un Wilder maturo (terz'ultima sua opera, tutto chiaro in mente) e interpretato da due "mattatori" d'oltreoceano: Jack Lemmon e Walter Matthau. Prima ancora di leggere, procuratevelo.
Extra: Uno spettro si aggira...l'ipocrisia.
Eccallà, ieri pomeriggio ho potuto rivedere un film davanti al quale cedetti a Morfeo dopo una giornata lavorativa...e dovevo essere proprio cotto, perché "Il fantasma della Libertà" (1974), penultimo lavoro di Luis Buñuel, è uno dei più frizzanti, ironici, sprezzanti...comprensibili film del regista surrealista spagnolo.
Extra: Scola d'arte non Fracassa
Ieri pomeriggio su Iris è stato mandato in onda un fillm del 1990 di Ettore Scola che, sulle prime, potrebbe essere relegato tra i film per ragazzi, ma che in realtà racchiude elementi d'alto cinema, nella scenografia, nella fotografia e nelle interpretazioni degli attori, che realizzano, tutti insieme, attimi di risa e di poesia. "Il viaggio di Capitan Fracassa" è un vero e proprio gioiellino della Settima.
Extra: Volemose Bene Türkisch-Deutsch
Ieri pomeriggio, non essendo nemmeno riuscito ad aprire la porta di casa e fare un passo nel corridoio, ormai conquistato da creature gialloblù, sono stato "costretto" a recuperare un film di cui qualcuno (fischiettìo...) mi parlò bene. Quindi, con due pagnotte prese nel forno lì vicino, sono entrato nell'affascinante sala di via Palestrina per vedere "Almanya - La mia famiglia va in Germania". Se non fosse che è sempre buona cosa dare una mano a cinema monosala e a produzioni indipendenti (sì, è elemosina, lo so), sarei ancora più incazzato per lo spreco di quest'ora e quaranta riempita di nulla o, peggio, di buoni sterili sentimenti. Film del 2011, diretto da Yasemin Şamdereli, tedesca classe 1973, Zaza di origine (minoranza etnica dell'Anatolia).
Extra: giallo oro alla Woody
Ieri sera, cielo grigetto e casa a soqquadro, il Cinerofum si stringe attorno alla sala Uander e opta per un defatigante Woody Allen: "Misterioso omicidio a Manhattan" è una commedia gialla del 1993 che rispetta tutti i canoni stilistici del regista newyorkese: godono gli occhi, lo spirito e il cervello. E così, per un'ora e tre quarti, io, Elena e "Pulcy" Dany (new!) abbiamo dimenticato l'ammorbamento intellettuale dilagante, la pioggerella fuori e, soprattutto, il delirio in cucina!
Extra: borghesia sterminata
Ecco, volendo cedere al vezzo di suddividere in categorie le opere di Luis Buñuel, ne identificherei tre, secondo la dose d'ingrediente surrealista presente in esse: quelli smaccatamente surrealisti ("Un chien andalou", "L'age d'or"...); quelli che, pur con elementi di forte rottura col cinema classico, ne richiamano la struttura ("La Via Lattea", "Il fascino discreto della borghesia", "Quell'oscuro oggetto del desiderio"...); e quelli aderenti ai canoni cinematografici condivisi dai più (forse "I figli della violenza", "Bella di giorno"...). Il film che ho rivisto ieri al cinema, "L'angelo sterminatore" (1966), appartiene alla seconda categoria, quella di mezzo, quella che credo di preferire (me latino codardo!).
Extra: Rossellini, come sorge il Re Sole
Il film di cui voglio scrivere appartiene al genere storico e fu ideato per essere trasmesso in televisione; ho avuto la fortuna di vederlo ieri pomeriggio all'"Oberdan" e, benché io non adori le pellicole in costume, l'ora e mezza è passata piacevolmente, arricchendomi con dettagli storici inerenti l'ascesa al potere del Re Sole e con la conoscenza di ciò che intendeva Roberto Rossellini con "TV come mezzo didattico". Tra i primi e più riusciti passi del suo progetto didattico v'è "La presa del potere di Luigi XIV", del 1966, prodotto da un canale TV francese.
Davvero affascinante ritrovarsi catapultati nella Francia del XVII° secolo tra corso Buenos Aires e Viale Vittorio Veneto...
Extra: Buñuel-Dalí coppia d'or
Ieri sera, all'"Oberdan", io ed Elena, siamo stati travolti dal surrealismo di quel genio folle che fu Luis Buñuel, coadiuvato nella sceneggiatura (e chissà in quant'altro) dal suo degno compare, Salvador Dalí. Con questi nomi altro che mezzi salvati. "L'age d'or" è un film del 1930, del quale è impossibile, nonché inutile, provare ad estrarre una trama, un filo logico (almeno secondo il senso che comunemente viene dato a questa locuzione). Hai voglia a scrivere "La forza sovversiva del desiderio amoroso raccontata attraverso diverse epoche storiche"!
Extra: Il grande Gatsby III°
Ieri pomeriggio, all'"Oberdan", sono andato a vedere la trasposizione su celluloide di un romanzo che, sei anni fa, mi emozionò molto; "Il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald, del 1925, ha avuto, sino ad oggi, tre versioni cinematografiche (una quarta dovrebbe uscire quest'anno, diretta dall'australiano Baz Luhrmann): una "muta" del 1926, andata persa; la seconda (del 1949) dell'americano Elliott Nugent; la terza, di cui parlerò in questa recensione, è datata 1974 e diretta dal regista inglese Jack Clayton. Entrato in sala, quindi, con la voglia di continuare il sogno di quell'elegantissimo e inquieto signore del primo dopoguerra, con lo sguardo sempre rivolto allo stretto di Long Island e le spalle ai suoi immensi prati curati e cosparsi di sconosciuti ubriachi e danzanti...la pellicola non mi ha deluso, il tuffo nel romanzo è avvenuto, tra strass luccicanti e dolori nascosti.
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