In sala Uander: io, Paolino e Ueza; in tre ad assistere al film-ansia con cui John McNaughton da Chicago, classe 1950, decise di mostrare degli ammazzati, corpi senza più vita uccisi senza esitazione, men che meno rimorsi o giustificazioni. Lo fece ottimamente, in maniera originale, utilizzando sapientemente fotografia e sonoro. "Henry: portrait of a serial Killer" (conosciuto in Italia col nome hollywoodiano di "Henry pioggia di sangue") è un film che impietrisce, un'esperienza che sciocca anche, e soprattutto, per le scelte stilistiche, oltre che per un soggetto, una storia che racconta una vera e propria strage.
Natural born killers
Appuntamento LXXIX:
In sala Uander, io e Albert Aporty, Paolino a supporto, tutti carichi a vedere l'ingresso psichedelico nella nostra iniziativa del regista newyorkese Oliver Stone, classe '46. Il film che ci ha catapultato anima e corpo in un'altra dimensione, fatta di immagini e di suoni intrecciati come non mai, alla corte dei due psicopatici d'amore Mickey e Mallory Knox, è "Assassini nati", del 1994. Il primo commento che mi viene in mente è "un film coi controcazzi".
Extra: "Brutti posti" di Malick
Domenica pomeriggio; la B, ahimé, c'è stata ieri (1-3 a Bergamo, wow entusiasmo,,,); e allora andiamo: sotto un altro Malick, ché devo capire. Anzi, per comprendere meglio quale sia l'excursus professionale del regista texano, questa volta parto dal principio. E questa volta ci siamo. O meglio, dovrei dire "ai tempi c'eravamo", visto che per chi scrive è innegabile (W la modestia!) che questo "La rabbia giovane" (titolo, una volta tanto, affascinante, con cui fu tradotto l'originale "Badlands") sia l'opera più riuscita, per me forse l'unica, tra quelle create da Terrence Malick.
Extra: Wong Kar-wai ama Hong Kong
Ormai innamorati delle pennellate audio-visive, insomma cinematografiche, di Wong Kar-wai (made in Hong- Kong d'acquisizione), è con emozione che ieri sera ci siamo seduti di fronte a "2046", pellicola del 2004 (facile da ricordare). E alla fine, soddisfatti? Uhm...ho la sensazione che ci si dica "sì", ma che si pensi "no".
Extra: Ruggine e nulla più
Il regista quarantacinquenne anconetano Daniele Gaglianone viene citato come uno degli "emergenti" italiani più promettenti. Bene, allora, italianofobia buttata giù, mi reco al Centrale per vedere un po' com'è questo "Ruggine". Tra l'altro, il cast annnovera la créme del nuovo cinema italiano: Accorsi e Mastandrea. Niente. Avrei fatto meglio a starmene a casa e infilare qualche film più "sicuro" nella Play.
Extra: Dr. Martens e bretelle: british style
Ieri sera al City di Genova, poco distante dal mitico Britannia, è la cultura skinhead che inonda la minuscola sala: pantaloni a sigaretta e da "acqua in casa", bretelle rosse su camicia a quadri, testa più o meno rasata, e Dr Martens d'ordinanza; intrinsecamente legati a tutto ciò, sullo sfondo, è la Thatcher, la vecchia e cara maestra di scuola "Meggie", bacchetta di legno e pugno di ferro, sempre pronta dar sfoggio di sé, del proprio tailleur, dimenticandosi dei nuovi figli della Union Jack, lasciati soli sotto i cavalcavia a tenersi compagnia con birra, punk, bombolette spray e discorsi, tanti discorsi che, a volte, conducevano a quel deragliamento dei valori che è la xenofobia. Il film che ci offre un ottimo spaccato della periferia inglese '80 è "This is England", di Shane Meadows, regista 40enne inglese.
Extra: terrestre di Gipì
Ieri sera, all'Eliseo di Milano, il 'rofum si è alzato dal divano, 91, metro rossa, Duomo e 2, TAC! E, incredibile a dirsi, lo ha fatto per un film italiano, di più!, un'opera prima di un fumettista: il pisano Gian Alfonso Pacinotti, detto Gipi, classe 1963. Il film s'intitola "L'ultimo terrestre" e per stravaganza, originalità della trama e per attenzione alla fotografia e alla regia, può valere la passeggiata e conseguente acquisto del biglietto. Certo, la sceneggiatura è un po' traballante, qualche tubo è storto, qualche trave viene giù, ma a noi serve anche questo: comprendere che realizzare un film non è come prepararsi un té (cito l'unica "pietanza" che sono in grado di allestire...).
Extra: Malick dietro a una farfalla
Ciao 'rofum. Inizia il mio viaggio, piuttosto breve peraltro, nell'opera del regista che si è permesso di prendere a calci cent'anni di storia del cinema, con quel film che ha ridotto a zombie alla Romero migliaia di spettatori (giuria di Cannes '11 in primis), convincendoli che dettagli su foglie e staccionate, panoramiche su campi aperti e mandrie in libertà bastino a determinare la qualità di una pellicola. Bene: i sintomi di questa distorta ingenuità sono riscontrabili già nelle prime opere, a quanto pare: "I giorni del cielo" di Terrence Malick, 1978.
Extra: Acqua, paura, Clouzot!
Nel 1955, il regista francese dell'oscuro, Henri-Georges Clouzot, girò uno spledido thriller, in cui la suspence inizia con la prima inquadratura, liquida, e termina con l'ultima, inquietante: "I diabolici". Non conoscevamo questo autore ed è stato un vero piacere accoglierlo in sala Uander, visto che ci ha intrattenuto con quasi due ore di inquadrature, sequenze e colpi di scena d'autore.
Extra: Altra s-Coppola per Venezia
Ciao 'rofum, è un anno che ronza per le sale milanesi un certo "Somewhere", del 2010, di Sofia Coppola (figlia di Francis Ford). Finalmente, chissà perché, ieri sera ho deciso di vederlo. Ah, sì, me ne ha parlato un amico e ho voluto poter rispondere con la mia. Film ambizioso nell'intenzione, sterile nel risultato. L'ennesimo shock del giorno dopo, però, me lo regala la giuria del Festival di Venezia: questo "filmetto" vinse il Leone d'Oro. Oltre che essere di "bigiotteria", questa pellicola è, quindi, anche utile: a comprendere quale valenza abbia, ormai, quel leoncino spelacchiato, gatto malandato che si aggira tra i canali.
Extra: Woody e le illusioni
Ieri sera, io ed Elena, siamo andati al cinema per vedere il film del 2010 di Woody Allen, "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni". Elena un po' titubante per via dei giudizi severi reperiti in rete (...), io un po' più grato (quindi anche meno timoroso) a questo regista per il suo modo unico di fare cinema. Poi il film è iniziato e la Ele si è rassicurata, io ho fatto un sorriso beffardo, diretto a tutti quei grandissimi cinefili che se non colgono (figurarsi capire) una battuta dicono di annoiarsi, se non c'è un intreccio da "Soliti Sospetti" dicono di aver previsto tutto...grandissimi.
Extra: Truffaut e i "compassi"
Ieri sera ancora François Truffaut, in sala Uander, a spiegare quale bellezza si annidi nei polpacci e nelle caviglie delle donne, quali carezze uniche avvengano in quel tratto femminile quando brezza e stoffa si alleano; quando, alcune rapide dritte di fronte a sé, altre danzando qua e là, le donne regalano estetica universale agli sguardi di chi la sa cogliere. "L'uomo che amava le donne", 1977.
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