Rubare è rivoluzionario

L'altroieri sera i ragazzi del "Grimaldello" di Via della Maddalena hanno organizzato la proiezione di un documentario su una figura tutto da scoprire: "Lucio", del 2007, diretto da Aitor Arregi e J.M. Goenaga, ripercorre la vita del navarro Lucio Urtubia (Cascante, 1931), nato povero e dalla vita educato ben presto alla ribellione contro ogni istituzione (poiché marcia e infingarda, quali chiesa, stato-dittatura, banche). "Anarchico, rapinatore, falsario e, soprattutto, muratore" recita il sottotitolo. Senza uccidere e distruggere, se non la violenza dei padroni, ma costruendo, edificando, la clandestinità, la rivolta, il diferénte porvenir.

Capitata proprio a fagiuolo questa proiezione, agganciata alla lettura del testo di Thomas Bernard (del 2011), che ho terminato proprio in giornata. Come indicato dal ragazzo che l'ha introdotto, il doc. è interessante, tra le altre cose, anche perché offre uno spunto di riflessione sul tema del sostegno alle idee libertarie tramite attività che potrebbero andare a congiungersi ad altre pratiche ancora, con cui si è in disaccordo. Una visione a compartimenti stagni, se vogliamo, che d'altronde mettiamo in pratica tutti i nostri giorni, senza porci altrettanti interrogativi morali. Ma, come detto, non solo. Questa pellicola ci racconta del bambino che attraversò la Guerra Civile spagnola e dell'uomo che fu travolto dal Franchismo, per poi fuggire e contrattaccare, siempre!, a modo suo e coi mezzi possibili. La storia di Lucio arriva sino ai giorni nostri. In 86 anni, buona parte della struttura antagonista, anarchica è stata toccata da Lucio. Esistenza sul crinale, sempre a rischio, in fuga, in latitanza, sempre braccato. In primis perché non allineato (ad una regime dittatoriale ipocrita e criminale, ma non solo), in secundis perché conscio che le società attuali debbano essere contrastate (con mezzi legali e non, mai assassini). Una vita a dir poco rocambolesco, condita da chiacchierata fugace con un certo "El Che" e altre figure mitiche come il suo mentore "El Quico" (Franscisco Sabaté, 1915-1960). A proposito del "Che", sia in sala sia nel video, non c'è da stupirsi, s'è ironizzato, bruscamente invero, sul rifiuto di questi alla proposta del nostro Lucio di stampare dollari falsi in grande stile...Premesso che la visione del guerrigliero argentino non è mai stata anti-statalista, quindi ben poco gli si può rimproverare, forse bisognerebbe entrare nel merito, nel labirinto di accrocchi bancari ed escamotage finanziari, campo in cui i poteri forti hanno sicuramente più secoli di esperienza e peli laggiù depositati (difatti son d'accordo con chi intende "far saltare il banco" e giocare ad altro), per capire se davvero il battere moneta falsa conduca a risultati (effettivi, socialisti, non del momento). E' un'azione anti-sistema a prescindere, che dovrebbe essere sposata da chi nel sistema vede ingiustizie e prevaricazioni istituite, è vero, ma il presidente della Banca Cubana, ma evidentemente, aveva altre strategie (condivisibili o no, ma non gli si rimprovererà qui, per esempio, di aver ucciso per la causa rivoluzionaria).
Senza divagare troppo, suggerisco di recuperare sia questo documentario, sia il libro del Bernard, poiché complementari: il testo ovviamente offre più episodi e dettagli, mentre nelle interviste emerge più chiaramente l'ideale del protagonista; a quanto pare non formatosi sui testi ma sul "campo", sulla strada (di frontiera magari, ad ogni modo militarizzata), al cantiere...dove le ingiustizie sociali si fanno esempi praticissimi. Senza contare le argomentazioni politiche del Sabaté. Emerge il suo carattere rigoroso, coerente quanto possibile, la sua spavalderia, il sue acume politico sociale, la sua istintiva arguzia (che gli permise, da un lato, di fare ciò che fece e, dall'altro, di di uscirne, tutto sommato, vivo).
Comunque, per chi vuole scambiare riflessioni con un anarchico indomito e cosciente, Lucio è a Bellville (la Parigi multietnica di Pennac), a disposizione di tutti coloro che si chiedano come sia possibile...l'impossibile.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento