Il mese di novembre è cominciato al cinema carioca presentato da "Agenda Brasil" tornato a Genova dai tempi pre-covid. Il primo appuntamento ha previsto "O mensageiro", del 2023, scritto e diretto da Lúcia Murat, "monumento della cinematografia brasiliana, con una lunghissima filmografia", presente in sala. Repressione di stato nel suo massimo fulgore.
Il presentatore introduce: "E' un ritorno agli anni '80 ("Che bello....") quando fu attivista, arrestata e torturata. Il tema è il Brasile senza memoria, con l'oblio a corpire la storia. Il "pacto dell'olvido" in Brasile non è possibile, non si può dimenticare. In questo film, la madre di un polizotto e la madre di una prigioniera. 2 aspetti: sceneggiatura di ferro, oltre il tema politico (il patriarcato è affrontato in maniera pre-politica) e il lavoro compiuto con gli attori, per un risultato che rifugge il manicheo. La regista fa una parte interpretando un'insegnante che parla di/per Anna Harendt ("Perdonare non è dimenticare")."
Inoltre l'autrice spiega il vantaggio del suo "taglio autoriale" nei suoi film: "anche se parlano del passato, trovano un forte legame col presente. Questo riflette l'attuale polarizzazione della società brasiliana tramite un episodio passato. Si parla di umanità: anche quando ero incarcerata, un agente consegnò un messaggio ai miei familiari. Buon film".
Autorialità e maturità che si stagliano. Più che la viva ragazzina, "persa no mundo" pare più la madre, che sa a chi rivolgersi per farsi aiutare (mica vero). Un ragazzo di leva senza accesso alle aree della morte può essere uno spiraglio. Vera, "Ragazzina, studentessa, figlia di Famiglia", unitasi alla Resistenza, viso angelico addestrata a Cuba. "Uguam! Tutti uguam! Lealtà! Verità!". Dio perdona gli eccessi di eserciti e re. Tra tante omelie, ostia!, rompere chincaglierie, distruggere souvenir, è un inizio. Torturadores: con loro non si parla. "Chi tortura è un infame".
Intenso.
(depa)
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