Fatali illusioni

Dopo cinque anni rincontriamo Lars von Trier. Grazie al "DIRASS" e alla rassegna "Le prime volte - Nuovo cinema degli anni Novanta", il regista danese, "provocatore" per antonomasia tra i cineasti di fine secolo scorso, ha coperto il grande telo col suo bianco e nero rigoroso e scalpitante: "Europa", del 1991, non è il suo primo film, ma un noir cupo, dal taglio classico, con improvvise striature di luce. Oppressivo, pesante.
Nonostante l'afasia, il prof. Malavasi: "La figura che più ha disturbato gli anni '90. Un "masturbatore", come si autodefinisce, che ha cambiato, come gli altri registi in rassegna, la storia del cinema di quegli anni. Antitedesco (ambientato tra il 1945 e '46), è un film molto tedesco [Morandini], debitore di quell'espressionismo, anche [mitteleuropeo] kafkiano. Un lavoro ipnotico di sovrapposizioni di immagini. Un film sperimentale che va in profondità, con echi di Greenaway [e Fassbinder]. Piccolo e grande storia della burocrazia, in un film noir oscuro e claustrofobico [la notte e gli scompartimenti]...".
Mitica Zentropa, azienda internazionale, tra tradimenti e suicidi (omicidi), esami (!). Una "danish-french-german production" ipnotica, onirica, sì, sino alla catalessi. "Però girato benissimo", dice Elena. E come darle torto.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento