Le capre mangiano lumache

Sabato scorso è stata la volta di un documentario del 2018 che al limite del criminale, sguazza nel superficiale. "La fattoria dei nostri sogni", dei coniugi californiani John e Molly Chester, si fa rappresentante dello sterile e vile ecologismo 2.0, tanto di moda di questi ultimi anni. Quello che si rivolge a Investitori e Internet, come se non rappresentassero la causa prima, capitalista e consumista, dello sfacelo ambientale ed individuale in cui siamo piombati. Il ritorno in campagna è così retorico da scoprire con visibilio e sgomento che, oltre le capre ghiotte di lumache, pure che i cani da guardia possono sia scacciare coyote, sia sbranare galline! Wow...

Pellicola old new age dai buoni sentimenti, perciò lontana da qualsivoglia analisi critica sui motivi che obbligano tanti individui a consumare sé e l'ambiente in cui viviamo. O spingono alcuni a voltarsi in direzione, giammai ostinata e contraria, ma po' diversa. Nel cavallo troiano c'è pure il jingle tutto statunitense del problema-opportunità, sfociante in ottimismo buono per i padroni.
D'altronde che aspettarsi da una blogger (ridens)? Quali saggezze da chi si rivolge alla Rete (?) come al bagaglio conoscitivo che un tempo chiamavamo esperienza (quella, viva, non digitale). Non si tratta di primitivismo, bensì di ricordare che la prima sinergia necessaria è quella liberatrice, di ciascuno. Basta osservare la leggerezza con cui i due idioti sullo schermo liquidano il meccanismo demoniaco dei canili (soppressioni comprese), "poverini gli altri cani, che finiranno ammazzati" (sullo sfondo la lotta per la sopravvivenza, non la collaborazione tra specie).
Nel confuso finale, pure un oscuro miracolo per il quale la salvezza arriva da turisti vogliosi di selfie assolutivi e sorridenti. L'ecologia, in quanto alternativa impedita da interessi economici della classe dominante, non è un pranzo di gala, pur se tra maiali, volpi galli simpatici. E' lotta.
(depa)

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