Ragioni di stato. Di classe

Primo appuntamento della rassegna "Le lotte", organizzata dall'Autistica Cineteca Angelo Ballostro. Domenica scorsa in piazzetta della Stampa abbiamo assistito in una trentina all'ultimo film di Mike Leigh. "Peterloo", del 2018, divide. Appurata la necessaria testimonianza di un fatto storico, criminale quanto consueto, accaduto 200 anni or sono (massacro di Manchester, 16 agosto 1819); resta da capire quanto la ricostruzione del regista di Salford sia "bella" da vedere e da ascoltare: un buon film?

Dai che lo sapete già. L'accuratezza delle scenografie e dei costumi, va bene. Il popolo seguito da vicino con attenzione in ogni suo bisogno o aspirazione (non così variegati in questo film), vero. Il clima sociale torrido di quegli anni, da Manchester a Londra, si coglie anche nella fitta polvere, certo. La rabbia degli sfruttati affidata alle parole di questo o quell'altro, facili affabulatori per ingenue pecorelle a quanto pare, ben stampata sui miseri volti dei proletari. Ma cosa dicono questi personaggi? Cosa chiedono? Figure più scafate in materia di diritti e doveri (libertà individuali poche), si alternano ai cialtroni da osteria che...alla fine paiono avere la meglio. E' proprio sul piano politico che questo film mi ha mostrato il filo. Come detto, doveroso il monumento, viene da chiedersi se la superficialità resa nei dialoghi dei personaggi fosse quella stessa che attraversava le assemblee popolari del tempo. Quindi, a parte il mistero della "classe operaia" sollevato a fine visione (l'ha detto o non l'ha detto?!), sarebbe rilevante sapere il lavoro storiografico dell'autore inglese. Perché le tribune di allora paiono preoccupantemente simili a quelle di oggi, come se duecento anni di istituzioni politiche cosiddette civili (monarchia, repubblica, democrazia, parlamento) non avessero comportato il minimo passo in avanti in campo sociale. Cosa che infatti è. L'effetto macchiettistico di molti del popolino (nasi rubizzi a tutto spiano), comunque, è cosa antipatica, poiché non necessaria.
Ed il tema si fa bollente, proprio perché accanto a questa apparente superficialità, si accosta un didascalismo da scuola elementare. Per Leigh, chiarito chi sono i cattivi e chi i, più o meno, buoni, tutto il resto va da sé. Resta negli occhi questa collettività, questa massa senza nomi (a parte i peggiori), cui certamente due o tre volitivi reporter non bastarono a render giustizia; buona nostra occasione per sopperire, nonostante il ritardo.
Ad ogni modo, il Cinerofum ringrazia la (A) Cineteca (A) Ballostro per la proposta. Alla prossima, sempre in strada, nella lotta.
(depa)

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