In Sala Valéry, dopo l'ennesimo commovente Grande Pesce, questa volta pescato assieme a Mino, la voglia di qualcosa di nuovo fa fluttuare il DVD di "Ghost Dog", recentemente recuperato dal Puvio Archive, proprio nell'apposita fessura. Caro Jim Jarmusch, finalmente ho recuperato questo suggestivo film che nel 1999 divise critici ed amici. Atmosfera e personaggi, ecco i punti di forza di una storiella che, senza gli stessi, parrebbe cine-fumetto per bambini. D'altronde sono i tuoi punti, Jim, uniti dalla solita azzeccata colonna sonora.
Le carrellate di Jarmusch metropolitane fanno rapido capolino, tra marciapiedi puntellati da radi insetti umani (scritto e diretto da). Piani sequenze che chiedono di "fermarsi" ad osservare, riflettere, prima di intervenire (dannata scimmia). Seguiamo il samurai urbano, nei movimenti e nelle parole. Monaco armato che vien voglia di difendere.
Durante la visione, nonostante finzione ed ironia, s'affaccia il fastidioso dubbio che racconto ed immagini non reggano. L'intenzione innovativa, al di là delle angeliche citazioni melvilliane, è apprezzabile. A proposito di angeli, geniale la figura del gelataio francofono, santo protettore dei panchinari (coloro che sanno attendere) e, soprattutto, i non-dialoghi tra questo e il protagonista; impossibili ma reali, trovata poetica e funzionale allo stesso tempo.
Intento e risultato, in una parola uno stile, ad ogni modo identificabili. Le didascalie del Bushido, in compenso (appunto), contribuiscono all'atmosfera rarefatta da gangster fantasma (ops) maledetto, condannato al limbo di solitudine e cemento. Cloaca dei tempi passati, dove "lo spirito di un'epoca" inesorabilmente confluisce. "Meglio trarre il meglio da ogni generazione". E non posso che stimare Jarmusch che, passeggiando sulla malinconica-tenace linea tra passato e avvenire, sceglie o almeno prova di farsi guidare dalla rude e confortante torcia del Rap, che sarà musica "semplice" ma ben diretta. Anthony J. Ciccolini III (?!) as sound designer; RZA alle musiche, roba di un certo livello. D'altronde la perlustrazione a tutto tondo delle viscere musicali è uno dei tratti distintivi del regista di Akron (qui il rap, là il jazz, altrove il soul, ora decisamente il rock...etc).
Non riuscito alla perfezione, ma non era facile.
(depa)
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