Sulla scia del tributo all'attore Salvo Randone, lo "Spazio Oberdan" ha proposto un film di Elio Petri, del 1961: "L'assassino". Anzi, non uno qualunque, ma il suo primo; da questo particolare ecco l'ennesima conferma, a me stesso, che il il regista romano sia uno dei migliori del nostro cinema; capace, trentaduenne, di percorrere l'intimo umano, mediante il mezzo cinematgografico, con grande maturità, nonché dirigere agevolmente grandi attori come il già citato Randone e un convincente Marcello Mastroianni.
Via verde al porno
Questa sera, allo "Spazio", il film porno girato da Peter Greenaway nel 2012, "Goltzius and the Pelican Company". Ehi scherzo, anzi no...ma sì dai. Su cucciolorsi, nessun membro (ops!) delle due possibili tribù deve scandalizzarsi. Né per ciò che ho scritto, né per ciò che ha realizzato l'eccentrico regista gallese. Caleidoscopio d'immagini, tourbillon di luci, colori ed effetti visivi, digitale e carne, riflessioni e grandi scopate.
Thrilling d'argento
Due settimane fa, io ed Elena ci siamo rinchiusi in sala Uander per passare una serata col principe dell'horror nostrano, Dario Argento. Nello stesso anno delle "4 mosche", il 1971, il regista romano girò un altro thriller a modo suo, fatto di montaggio che colpisce con cazzotti, ellissi che solleticano, ritmo ed ironia ben amalgamati. Alla termine della visione de "Il gatto a nove code", tutti soddisfatti; e un po' scossi.
A forma di vuoto
Appena tornati, io ed Elena, dalla visione dell'ultimo film dello statunitense Paul Thomas Anderson, "Vizio di forma". Come durante tutte le due ore e mezza, trascorse in silenzio, senza emozioni, le facce sbigottite si cercano ancora. Magari non l'abbiamo capito, ma pur con tutta la simpatia verso un utilizzo coscienzioso di una qualunque sostanza psicotropa, proprio non siamo riusciti a farci coinvolgere dalle vicissitudini, piuttosto confuse e per nulla apparentemente sfilacciate, dello squinternato detective "Doc" Sportello.
A Weimar si mette male
Cinema nella Repubblica di Weimar vuol dire anche "L'opera da 3 soldi" e, anche, Ernst Pabst; quindi, soprattutto, Bertolt Brecht. Nel 1931, tre anni dopo la celebre opera teatrale, Pabst realizzò questa elegante quanto agghiacciante trasposizione cinematografica, con scenografia cupa e caratteri diabolici, senza luogo e tempo, in cui la linea che separa guardie e predoni è così sottile da generare un caos che nessuno potrà arrestare. Allo "Spazio Oberdan", qualche settimana fa, in scena un frammento sontuoso e tragico della disfatta umana.
Provvedere da sé
Al "Circolino", penultimo appuntamento con "Il Dopoguerra nel cinema italiano" ("70 anni di un anniversario da non dimenticare"). Nel 1948, Lugi Comencini girò una pellicola dedicata alla categoria più debole nel momento più tragico. In "Proibito rubare", i protagonisti sono gli scugnizzi di una Napoli in macerie; visi sporchi e ginocchia sbucciate, la vera anima di una complessa ricostruzione.
Cari dolci sogni
Ci siamo. Prima recensione dalla Sala
Porty Hostel in 33A East Palm Avenue,
Port Antonio, Portland, Jamaica.
L’ostello non è ancora avviato e sto
ancora aspettando i vari permessi, quindi, ad oggi, rimane una casa semi vuota,
una stanza con materasso per terra e tv sostenuta dalla sua scatola di cartone
e un sogno...
E’ importante saper coltivare “L’arte del sogno” (Michel Gondry,
2006) e non accontentarsi della realtà che ci viene proposta dal caso o dalle
convenzioni, una realtà che spesso non ci piace e che vorremmo migliore, più
comoda, più a nostra dimensione e a nostro piacimento o semplicemente diversa.
Si può provare a realizzare il sogno oppure rifugiarci tra le braccia di morfeo
e vivere i nostri sogni come reali, facendoli tali nell’emozione del momento e
rendendoli propri nel ricordo. Quest’ultima è la strada percorsa da Stephan,
che non sono io anche se qui mi chiamano quasi tutti così, bensì il
protagonista di questa originale e accattivante pellicola.
Miles and miles of darkness...
Finalmente. Mi sono imbattutto nel regista più citato in quel volume Einuaidi, "Il cinema e le arti visive", che mi capitò tra le mani grazie ad Elena. Al solito, merito dell'"Oberdan" che, come un papà premuroso, mi segue nel percorso di crescita, esaudendo puntualmente ogni mia sete curiosa. Il gallese Peter Greenaway, classe 1942, con "Nightwatching", pellicola del 2007, riportò in vita l'olandese Rembrandt e ci immerge nella sua cerchia e, soprattutto, nei suoi colori, nelle sue luci, nelle sue forme e compisizioni...
Taglione ha gambe belle ma corte
Continua, in sala Uander, la perlustrazione dei film consigliati da un collega; basta sceglierli con cura, film e colleghi. Stasera, io ed Elena a vedere il film più celebre di un regista inglese, altrimenti scomparso senza che il proprio nome restasse. "Carter", del 1971, fu diretto da Mike Hodges, ma capitanato dal connazionale Michael Caine, è un film in cui il classico tenebroso giustiziere fai da te, trova paesaggio perfetto in una sordida New Castle senza alcun raggio di sole.
Basta scappare
Iscriviti a:
Post (Atom)