Qualche settimana fa ho
incontrato Robby in piazzetta Lavagna: una siga, due chiacchiere e un
consiglio. “13 Tzameti” è un
triller/noir del 2005 ad altissima tensione, diretto dal regista gerorgiano
Géla Babluani, vincitore del Gran premio della giuria al Sundance film festival
e di altri due premi al festival di Venezia e, a mio giudizio, pellicola che merita
un’ampia sufficienza.
Un senso d’oppressione,
accentuato dalla giusta scelta del b/n, attacca lo spettatore allo stomaco e
alla gola fin dai primi passi nei quali la pellicola mostra la miseria in cui
vive Sebastian (George Babluani), raggiunge l’apice quando Sebastien si trova a
“gareggiare” in una tremenda situazione che non ha scelto e da cui è
impossibile scappare e ancora quando il giovane protagonista si addentra nella
foresta, agognando la libertà e di potersi godere il suo sporco premio.
Soprafatto da una vita misera di
stimoli e soprattutto di denaro, Sebastien decide di fare un “salto nel buio”
che lo condurrà faccia a faccia con personaggi dalle fattezze umane, ma
dall’animo animale, e con la morte.
Tutti validi e terribilmente
credibili i personaggi che ruotano intorno al protagonista: dal direttore di
“gara” schizzato, all’organizzatore freddo e calcolatore, gli scommettitori che
variano dallo strafatto al boss che ha il vizietto del “gioco”, i “giocatori”
persi nel nulla e nella morfina e il commissario di polizia che tant’è non
crede fino in fondo alla storia di Sebastian.
Adrenalina a manetta in questo
film nel quale la violenza è suggerita e non mostrata, ma non per questo meno
potente (Tarantino docet), mentre la
cinepresa se la viaggia sui volti dei personaggi cogliendone e trasmettendone a
pieno le fortissime sensazioni. Lo stacco su quella sadica lampadina ogni volta
è un colpo al cuore, come lo è sentire il rumore degli spari, delle persone che
cadono a terra morte, senza riuscire a capire subito chi è sopravvissuto e chi
no, chi ha vinto e chi ha perso.
Il finale me lo aspettavo, ma è
una giusta conclusione che spinge lo spettatore a riflettere su quanto gli
esseri umani, per scelta o per caso, possano trasformarsi in feroci animali.
Ovviamente sempre in nome del dio denaro.
Assolutamente consigliato a chi
ama i film ad alta tensione, senza voler finire nel genere horror o splatter.
(Ste Bubu)
Uhm, in sala Uander 3 delusi: io e i due Albert. Ignorabile questo film velleitario ma debole nel risultato. Dall'utilizzo del bianco e nero, alla sceneggiatura, dalla caratterizzazione dei personaggi, alla faccia dall'espressione mummificata del protagonista. Abbiamo apprezzato solo la colonna sonora (musiche s suoni), capaci di intrattenere un minimo lo spettatore. Il quale dovrà pur vedere che, su 13 idioti, si salverà proprio...chissà!
RispondiEliminaForse sì, a chi piace questo specifico genere...
Un saluto.