Qualche settimana fa, con Elena, sono andato a vedere l'ultimo lavoro del regista nato francese, polacco d'origine e d'adozione, Roman Polański: "Carnage" (2011). Entrato in sala senza timori, sapendo che del regista ci si può fidare e di che tipo di film si trattasse, spiccatamente teatrale (tratto da "Il dio del massacro" di Y. Reza), interamente ambientato in un appartamento, tutto l'accento spostato sui meccanismi interpersonali e, lente d'ingrandimento allontanata, su quelli che intercorrono tra gruppi di persone. Il risultato, un film divertente, ben realizzato, che resta in mente soprattutto per l'ottima prova recitativa dei quattro protagonisti.
Jodi Foster da Los Angeles, bambina prodigio a cui sono affezionato ma che, personalmente, devo ancora capire dove abbia tracciato linee indelebili nella Settima Arte, ormai è considerata una garanzia: ciò nonostante sorprende per una recitazione pura, realistica, con voce (ah, ne consiglio vivamente la versione in inglese, il film si presta) e rughe. La britannica Kate Winslet, pluricandidata a premi vari (alcuni dei quali vinti titanicamente), invece mi ha sorpreso, complimenti. I due protagonisti maschili (tra cui spicca il generalone del "Bastardi senza gloria" di Tarantino, il viennese Christop Waltz) sono spalle più che all'altezza.
L'accusa mossa a Polanski di giocare facile, per il sottoscritto, lascia il tempo che trova. Il film intrattiene e in maniera non banale. Altra critica: prove un po' esasperate delle due protagoniste; empiricamente, ho visto molto di peggio, in fatto di aggressività e di cambi di fronte repentini.
Il film fa pensare ma si esce dalla sale con la consapevolezza di aver riso molto (anche consci di aver visto lapidata la meravigliosa società moderna, figlia di tutte quelle trascorse, non lo so...).
Niente, siete ancora dubbiosi se andare o no?
(depa)
*(lo è sempre stata)
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