Tornata la calma nelle sale, salta all'occhio il fermo impegno de "Gli amici del cinema" di Sampierdarena nello spingere Yasujiro Ozu. Tempi di inediti restauri, a quanto pare, quindi, dopo otto anni, teniamo il passo: "Figlio unico", del 1936, non è tra i film "Da non perdere" della nostra "bibbia"; ingiustamente, poiché oltre a essere il suo primo sonoro, ha intensità e temi che marchiano l'autorevole firma giapponese.
Buio, musica. Già respiro la calma in superficie dei film di Yasujirō Ozu. Luce (sveglia), lavoro. Casa, lavoro. "Bella" vita (non come in città, tipo Tokyo, dove si finisce a friggere cotolette...). "Scuola, grossa spesa", "inutile" per alcuni (genitori). Ecco uno schiaffo in Ozu! Shinju, 1928, 1935, 1938...il tempo scorre, ci si sposta...Le inquadrature fisse del regista, sui semplici scorci familiari. Sotto i fumi dell'inceneritore, i dubbi sulle scelte prese. Ma c'è il paternalismo, "coi sacrifici che abbiamo fatto per te", e l'equilibrio del grande regista in via di risoluzione. Campagna e città. Madri e figli. Distacco e umiliazione. Si riporta al villaggio un bel ricordo di (misera) dignità. Ma dura poco, il tempo di un fine turno. Amarissimo.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento