Non è la stessa cosa

Traslocando lascia un andamento che divien recuperando. Era ancora gennaio quando, con Elena, trascorsi un nuovo sentirero brasiliano, indicato da "Foglio", quello del principio e del passato. Alzarsi in piedi con Anselmo Duarte (1920-2009), attore e regista che, nel 1962, non poté evitare la Palma d'Oro. "La parola data" (t.o. "O pagador de promessas") è un'accorata pellicola sociale. Como um lamiento, il popolino canta, "não é a mesma coisa!". Finché rabbia e indignazione iniziano a pestare sui tamburi sacri.
Leonardo Vilar & Gloria Menezez, volti scolpiti nel santuario degli attori cinematografici. Scritto da Dias Gomes, narra dello smarrire il "credito" dei Santi, una parabola sui consacrati principi di autorità e dominio sottostanti la religione. Favolosa quando sotto la pioggia appare il lupo cattivo, Bonitooo....! L'Hotel è "Ideal" e Condomblé è una macumba! (mentre Jansa non è Santa Barbara!).
Scrittura sopraffina ipocrisie religiose e politiche (a braccetto), e sulle altre sacrostante parole invece burlate davanti agli altari, nelle aule dei tribunali, o parlamentari, nelle sedi dei giornali (manipolati-manipolanti a loro volta). Nel vortice, Zé amico degli asini, Leonardo Villar (1923-2020), Manfredi carioca, come l'italiota, sempre dalla parte giusta. "Testos, livros sacros! "La più grande disgrazia della vita della gente". Tutto sun una scalinata, fissata nella memoria, sino all'intenso, stupendo, finale ("Cinedistru").
Un filme che conquista per l'essenziale eleganza.
(depa)

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