Meglio non dire

Udito che nella rediviva Sala Negri si stava svolgendo una Settimana dedicata a Andrej Tarkovskij, Elena ed io li abbiamo fatti quei cinque letali piani. All'arrivo le atmosfere del regista russo, poeta dell'immagine, esteta della sequenza: saudade sovietica, "Nostalghia" (1983), dove poeti e pazzi s'incontrano dinanzi al rogo della Verità.
Compassato cinema dell'attimo sentito, la memoria sovraimprime la realtà di ricordi, gli stacchi sono i salti della mente. Il pubblico, nella Negri estiva, manco sente la caciara di Baustelle, tanto è rapente il racconto dei gesti e dei pensieri. Vuoto e follia, l'ironia nel mezzo. Angoscia antonioniana ("lo Stato", sic), simbolismi dell'europa nordorientale (triplici candele; nebbia; acqua), nella riconoscibile regia scattante laterlamente, bradiposa in avanti, pare davvero si debba passare per il "Sacrificio", cosa che faremo.
Grazie Simone per la preziosa proposta, "sempre qui ci troverai". W Andrej.
(depa)

1 commento:

  1. al rogo i luzzati nelle sere d'estate come bruciano marco aurelio e il suo cavallo. il miglior Tarkovskij di sempre -quanto ci manca uno così-

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