Teen-tin

Vuoto pneumatico nelle proposte delle "Sale", si finisce a cantare il tempo de-la-mer con François Ozon, che, nell'ancora più abissale sprofondo del suo creativo autoriale, va in secca nel testo più molle: "Estate '85". Lo sai a cosa vai incontro, ma c'è modo. E modo. Poi altri ancora.
Un cadavere, un'estate, un amore. Togliete il cadavere. Restano, estate e amore. Risvegliarsi nella tempesta e non saperla gestire. Una "bella" situazione, che diverrà da sogno (al pettine? E sul lungomare?). Immancabile strobo, le cuffie delle mele, una passata di pomo d'Adamo. Una donna, e te pareva, la crisi. Coppia ai ferri, dopo sei settimane. Colpa mia, colpa sua (colpa tua). "Riportare alla vita colle parole". "Le ho raccontato tutto" (tutto che?). "Inventare le persone che si amano". Banale nell'anima. E io che intravidi un bel mistero. Non
Uscendo: Elena ha apprezzato, "indicando 'vietato ai maggiori di 25 anni' ". Conveniamo sul ritmo, che è quello di chi non-ha-voglia-di-pensare (escamotage, comme un rallenty). O la rabbiosa ricerca di qualcosa che non c'era?
Pietra rovente che peserà nella filmografia di François, come un calcolo doloroso (altisonanti colleghi spagnoli conoscono cliniche). Non è che se fai un film ciofeca tributo a un altro film bratta sublimi qualcosa, semmai la ciolla d'una pellicola tremendamente appiccicosa, che non fa tre centimetri oltre al cinema harmonia d'appendice maleoperata all'ombra di un'Ellone. Che gli esperti di Cannes 2020 non abbiano trovato di meglio mi stupisce quanto la prona critica d'ognidove.
(depa)

1 commento:

  1. Come si può chiudere un film così, col suo groppo di oppressione e omofobia, con un "Sì, vostro onore"?

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