Sinfonia Borgata

E qualche giorno fa è stata la volta dei "Brutti, sporchi e cattivi" di Ettore Scola (1976). Più avanzo nella filmografia del regista avellinese più ne apprezzo poetica e mestiere. "Anvedi che scuffia pe' sta pelicola!". Emozionante immersione nella far borgata romana, terra di nessuno da western nostrano (ma de spaghetti pochi), dove la foia s'accresce con calura e inedia e i punti più basso e più alto paiono attaccarsi: magia popolare sporca e cattiva, appunto, tenuta su, oltre che dall'ottimo Manfredi protagonista, da un gran maestro italiano della Settima attorniato da artigiani consolidati.

Al posto dei cavalli, i motorini; invece che coyote e condor, rincorsa o fuga, pischelli mezzi ignudi. L'istituto universale di scolarizzazione più prezioso, la strada, mette a disposizione tutti i libri per il nuovo corso. Nella lontana borgata, la lotta per la vita è la partita improvvisata all'angolo, il gioco d'azzardo da affrontare sorridente, fiducioso o no. Il tempo scorre su stracci e lamiere di questo umanissimo formicaio. Col "fido" Maccari a scrivere questa bellissima sceneggiatura, Trovajoli alle musiche e Di Palma al montaggio, si parte con una meravigliosa girandola in interni, con la m.d.p. che s'aggira nel tugurio per darci un colpo d'occhio preoccupante quanto genuino. E così ci viene presentata questa affamata, un po' pazza, comune di gioiosi bestemmiatori, coi volteggi di ragazzi là fuori (in moto) e corse di bambini (in mutande). Vita viva tra i funamboli delle baraccopoli fuori Roma. Pellicola deandreiana, con sana mistica della miseria. Dolceamaro a dir poco, anche, spietato: poca speranza ("pure te, Armandino, fili mi!"). Scorrono nitide, con uno scarto di una quindicina d'anni, le immagini pasoliniane di "Ragazzi di Vita", tra Prati Fiscali e l'Aniene, quel paesaggio autentico, con tutto il grottesco di cui siamo capaci.
(depa)

1 commento:

  1. Beh, se in questi anni ho capito qualcosa dei tuoi gusti da cinefilo, direi che un film cosi’ non poteva non esaltarti, depa….
    Come hai scritto, gia’ la partenza rapisce lo spettatore con quella “meravigliosa girandola in interni, con la m.d.p. che s'aggira nel tugurio per darci un colpo d'occhio preoccupante quanto genuino”. E’ successo a me e a Stephanie, che, non ostante non capisse i dialoghi, si e’ gustata con me tutto il film, a conferma di come le immagini di una bella opera cinematografica possano essere un’opera d’arte a se stante. La pellicola racconta una realta’ estremamente povera, ignorante, irrispettosa, brutta e cattiva, appunto. Una realta’ fatta di personaggi che si incartano su loro stessi, ingannati da principi malsani, sviluppati crescendo e vivendo nel nulla e di nulla. Tocco di classe il finale quando quella realta’ tristemente possibile viene portata ad un livello estremo, surreale e dunque quasi divertente, senza per questo essere sminuita nella sua drammaticita’.

    RispondiElimina