Gioca guerré

Ed eccolo quel qualcosa sulla Grande Guerra da cui, una settimana fa, strappai Elena. Il 'Rofum, in quel dell'"Ariston", ha rincontrato l'inglese Sam Mendes, che non vedeva dai tempi della sua "Bellezza Americana" e che ritrova oggi, dopo le sbandate bondiane, con sottobraccio un'ottima pellicola d'azione. La Grande Guerra, come ogni altra, fu di carne e sangue, di terrore e follia, di violenza, dolore, morte. Su questo sfondo, il regista di Reading sviluppa la sua corsa eroica contro il tempo, la missione impossibile nelle linee nemiche, l'ultimo livello di un platform mortale, per noi fortunelli in sala, in terza persona. Non resta che godersi la partita fatale: please insert coin, "1917".

Questo incipit per non appesantire ciò che non deve; chè il film, di grande coinvolgimento e impatto visivo, schizza rapido mostrando brutture e atrocità, topi squish, cavalli cadaveri, soldati putrefatti, non può mica porsi tante domande. In ciò, è un film sincero. Tra due trincee, pochi momenti e menti per riflessioni, figurarsi dubbi, manco po' cazz' scrupoli. Antimilitarista è già la guerra, se la guardi con occhi aperti e vivi. Quindi, ludici e libidici del mondo militare, godetevi pure questa prodezza d'architettura cinematografica. Una sceneggiatura che è un piccolo gioiellino, con gli artifizi più ingegnosi, per far stare una decina di ore in due, e far stare i due protagonisti quasi sempre "in diretta". Tra gli escamotage più o meno digitali per allestire un piano sequenza di due ore, niente di nuovo, quelli per simulare l'arco solare risultano particolarmente azzeccati. Sequenze molto efficaci, belle quanto suggestive, come quelle in cui le ombre di una città in fiamme danzano sotto le bacchette dei maestri assassini. La rincorsa di un'ombra orrorifica, che diviene il fantasma della guerra. Di una qualunque.
(depa)

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