"Peggio dei cinesi"

Urka che scottatura. Uno dei film più brutti che ricordi mi è giunto in mano dalla cassetta magica di Salita di Balaclava, solitamente così preziosa. Il misterioso proponente, forse, questa volta non stava suggerendo bensì gettando...perché cos'altro si può fare con "Beautiful country"? Pellicola del 2004, diretta dal norvegese classe 1955 Hans Petter Moland e scritta da tal Sabina Murray che vien dalla Pennsylvania, pare lì a ricordare come non fare un film, o meglio, come non sia uno scherzo fare un film. Rumenta.

La ricerca degli avi, confusa troppo spesso con una "confidenza in un futuro migliore" (sovente è vero il contrario), parte dai Saigon (Saigon, c'è scritto). Ma la brama di quei luoghi e di quei scapperà via con quella del protagonista, tutto teso a scoprire quale assassino made in U.S.A. (army) sia il cucciolorso padre (in pratica è come se l'"Apocalisse" non fosse mai stato girato: forse la celluloide ghiaccia lassù). Si passerà con un buon momento, ancora una volta sprecato, tra le tempeste piratesche che portano alla Malesia. Ma dalla trama più lineare, commerciale?, inutile?, con scrittura da romanzetto senza pretese, non può venir fuori nulla. Manco nelle sequenze a tavolino (la ragazza in mezzo al traffico). Interpretato e girato sine cura (i sospiri si sovrappongono con abbaii), dalle sequenze inspiegabili (ok, ok, vi ho inteso), con Tim Roth alle ortiche, Nick Nolte poco lontano. Le cose accadono così, non perché "è la vita", bensì ad catzum, suscitando sorrisi inattesi. Ad un tratto ho avuto paura di finire in mare pure io. Il fascino del nulla senz'appiglio. Retorica d'accatto per un sottoproletariato che dovrebbe uscirne a suon di autostop.
Terribile, prodotto da Terrence Malick (a qualcuno piace valgo).
Riprovaci Mr. Brigida.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento