Tarlo horror-ossessivo

Qualche sera fa in sala Valéry è tornato Roger Corman. Il regista di Detroit, custode dei temi del brivido sublimati nell'opera di Edgar Allan Poe, nel 1961 si cimentò, cinematograficamente e liberamente, s'intende, con uno dei suoi racconti più celebri: "Il pozzo e il pendolo" mostra, oltre al feticcio Vincent Price ancora una volta immerso nel suo espressionismo compulsivo, la consueta capacità di maneggiare la materia dell'orrore filmico, ricreando atmosfere e momenti che non risentono del tempo, né della tecnologia, trascorsi.

Sulle note dell'autore di Boston, impostazione classica, con oblique inquadrature di castelli sinistri, e musiche annunciatrici. In questo racconto ambientato nel XVI° secolo, Price fa sfoggio di tutta la propria drammaticità. Sullo sfondo, la "Santa" Inquisizione e le sue torture". In primo piano, "la cupa atmosfera di questo castello", scosso dai fragori di cielo e mare del XVI° secolo, l'incombente che può uccidere.
Corman non offre solo la sua intraprendenza stilistica, con movimenti macchina originali, ma dimostra abilità anche sul piano psicologico, conferendo a sofisticati dettagli la giusta rilevanza. Pure lo scoperchiamento della tomba dell'amata richiede il tempo di sudare (W Elizabeth urlatrice!). Tra quelli visti dal 'Rofum, uno dei suoi più riusciti.
(depa)

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