Giudica tu che giudico io

All'"Altrove" ancora Gian Maria Volonté. Colui che trasformava in celluloide dorata tutto ciò che. Questa volta al servizio di Damiano Damiani, nel 1977 il grande attore impersonò un brigadiere stanco, segnato da una professione che sfrutta come manichini per gli interessi dei soliti. Girato in quegli anni roventi, "Io ho paura" oltre al coraggio del protagonista dimostra quella degli autori.

Ieri sera per l'attore milanese due interpretazioni anomale, sebbene grandiose come di consueto. In "questa", come accennato, è della scorta di un giudice, ruolo cui Volonté dona la sua grinta più sconsolata, complice l'accento partenopeo. Damiani, il cui stile ben s'adatta all'azione tipica dei polizieschi, mette in fila inquadrature distorte, repentini stacchi, giochi di specchi per scovare o scappare. Le musiche sono le tipiche di quegli anni del nostro cinema nostrano (Riz Ortolani).
Se non fosse per una sorta d'inestricabile effetto nostrano che, purtroppo, attanaglia anche recita e atmosfera (vedere lo scambio di battute tra il maggiore Masseria e i sottoposti: cominciamo bene), la pellicola sarebbe forse più riuscita. Che poi è quel paesaggio da "urban caciotta" che il regista friulano esportava in giro per il mondo (guardate e, soprattutto, ascoltate la sequenza iniziale).
Negli anni delle bombe sopra i treni, il quadro sincero, senza necessità di retorica alcuna, che Damiani e Volonté hanno realizzato meriterebbe in effetti più diffusione. Per ripassare la lezione: cosa siano e quanto efficaci siano le "inchieste nei carceri", quale fisiologico meccanismo di corruzione e bluff circondi le istituzioni (dall'esercito ai magistrati, dalla Polizia di Stato al piccolo avvocato, dal giornalista ai Servizi Segreti). Con tutte le relative ingenuità: giudici che cadono dal pero dinanzi a collusioni tra capi dei servizi segreti e terroristi (si arriva a dire: "il giudice è complice dei suoi assassini"...e il poliziotto no?)
"Vada, tranquillizzi la sua famiglia. Ne riparliamo...domani". 
Ma sì, dormiamo tutti sereni.
(depa)

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