Avanti col secondo appuntamento con il "Retroscena" cinematografico ideato dal "Fronte Degrado". La prima parte della rassegna è intitolata: "Colonialismo, civilizzazione: l'imperialismo ai primi del '900". Il film proiettato domenica sera sulla chiesa di San Luca è stato "Il leone del deserto", del 1981, per la regia del siriano "americanizzato" Mustafa Akkad. C'è chi dice che non sia anticolonialista; però insomma, tra la durezza delle immagini dei ripetuti e pretenziosi massacri di cui l'Esercito Italiano si è reso colpevole e il semplice fatto che sia stato tenuto sotto censura per quasi trent'anni (quale lesione a quale onore?) suggeriscono un giudizio meno tranciante su questo film. Cast roboante per un film che grida contro gli oppressori.
La pellicola ha la veste del film epico delle grandi produzioni; quelle che permettono di girare realistici e cruenti scontri, avvalendosi degli effetti dell'epoca e, come detto, consentono di assoldare grandi nomi quali Anthony Quinn, Rod Steiger, Raf Vallone e Oliver Reed (e il buon Gastone Moschin, come no?, ed Irene Papas, semprebella, anche a 55 estati). Attori più che scafati che, macchiettisticamente quando inevitabile (avete capito di che personaggi stiamo parlando, no? Gerarchetti e Generaluncoli di latta affollavano l'Italia e le malcapitate terre), drammaticamente quando doveroso. Restano comunque indimenticabili i rocamboleschi e disastrosi "arrivano i nostri" rappresentati nella pellicola (che dire? facciamo ridere).
La figura del combattente libico Omar al-Mukhtar, interpretato da un Quinn che non avrei mai riconosciuto, si fa grande agevolmente dinanzi alla caratura dei "nostri", rendendo giustizia alla violenza per la violenza, alla lotta per la libertà.
Bella serata nella piazzetta San Luca, con ragazzi/e di tutte le origini, a ricordare quanto sia assurdo il volere dominare un altro popolo e quanto sia, invece, necessario tenere gli occhi aperti sulle sempre attuali aggressioni militari perpetrate degli Stati Nazionali (in tal senso: lo stesso Gheddafi proverà ad offuscare l'ingombrante personalità di al-Mukhtar; così come un sedicente Stato Islamico ha creduto onorevole uccidere il regista di questa pellicola). Per poi gridare e, magari, agire.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento