Sorgi a rinascere

Juri, che sul cileno Pablo Larraín ha pure scritto, me ne ha parlato bene; Claudio, incontrato casualmente in via XX, ha confermato: un biografico diferente. Pertanto ad Elena, Mino e me non è restato altro che puntare verso l'Ariston, dove in programma c'è "Neruda". Poesia d'amore e poesia di lotta, fuse assieme da uno dei più capaci artigiani della parola, non trovarono e mai troveranno luogo e tempo pronti. Per questo il poeta del Sole dell'Avvenir è condannato all'esilio perpetuo, con tutti i suoi personaggi.

Partendo dall'originale sceneggiatura, fantasiosa e avvincente, del concittadino Guillermo Calderón, Larraín intrattiene senza perdere di vista la figura, il carattere (con alcune sfumature, complessità e contraddizioni) e, soprattutto, l'arte del poeta cileno. Uno scorcio di Pablo Neruda, una porzione della sua vita che, e qui sta il buon risultato della pelicùla, basta o quantomeno è un punto di partenza, per poi spiccare un nostro personalissimo salto e accompagnarlo nel suo altrettale intimo, ma così alto da posarsi tra gli universali.
Tutte queste a vanvera per dire che, al di là dell'apparente mancata chiusura del cerchio, cui Mino ed io abbiamo accennato nella rapida discussione post-visione, il film si presta a molteplici riflessioni: sulla figura dell'artista e politico Neruda, sul rapporto tra arte e potere, tra ideologia e potere, quindi tra potere e popolo. Non solo. Lo stretto legame tra l'artista e ciò che lo circonda (ed ispira). Per non parlare dell'oscuro filo tra inseguitore e preda (carnefice e vittima). E altro. Questo è già un risultato notevole.
Poi la regia multiforme si comporta all'altezza, tra fotografie variegate, stili contrastanti, tutto ben orchestrato, assieme alle ottime recitazioni (Luis Gnecco da 8), a ricordare il fascino del racconto, a fortiori quando vita e poesia ne sono i principali elementi. Non un esercizio per bambini. Larraín, classe '77, ne esce ben saldo, a mio avviso anche meglio che nei 2 altri film qui recensiti.
FIlm non così innovativo come si vorrebbe spacciare (dopotutto si tratta di biografiche romanzate, dal momento che si mettono in bocca parole e nelle mani gesti che hanno valenza narrativa, non di veridicità), ma una vicenda che ascolterei volentieri, che racconterei davanti ad un bicchiere e che, quindi, consiglierei di scoprire.
(depa)

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