Dio sanzioni la Regina

Incredibile. Ken Loach si è ripulito. E' andato in comunità e ne è uscito come nuovo, realizzando un film intenso, vero e duro, asciutto, col quale si è aggiudicato l'ultima Palma d'Oro. "Io, Daniel Blake" può essere preso come modello per le pellicole a sfondo sociale per la misura raggiunta e mantenuta, per la lucidità con cui rappresenta il desolante quadro umano: mica è facile stare calmi...

Sia chiaro, non v'è traccia di Neorealismo (né i dialoghi, né l'uso della m.d.p., né la costruzione dei personaggi), ma è evidente che questa pellicola appartenga a quei film che NonDiconoCazzate. Diversamente, lo sguardo è acuto sull'assurdità raggiunta dalle nostre osannate democrazie. L'individuo sta scomparendo, restano solo pedine per i padroni. Chi deve fatturare si circonda di "digitali di default" (cioè fottuti, persi), burocrazia 2.0, nuove mura, nuovi ponti levatoi a protezione delle derrate. Perché fuori è fame, estrema fame. E frustrazione. Il ritratto è sconcertante, la pellicola è bellissima. Tutta la parte (degli angeli?) che solitamente veniva profusa in parole ed immagini accostate in maniera retorica e paludosa, questa volta è racchiusa nella pelata del protagonista. Lì c'è pelle, carne, dentro roba grigia, rosa, sentimenti. Tutta vita pulsante, ma tra quelle cellule delicate già la morte. Un Loach "scremato" ma genuino, che fa bene, senza appesantire.
Per questo ottimo risultato, difficile non riconoscere la rilevanza della prestazione del protagonista, l'attore comico inglese Dave Johns; Loach ha creato un personaggio quasi perfetto, in tutti i sensi. Dan entra nel novero di quei rari personaggi che, intimamente, si interrogano volentieri nei momenti cruciali (qualcuno parlò dell'elevazione morale dell'individuo come primo fine  dell'arte). "Chiamare la polizia? Non lo so che vi prende a volte...". Chi reagirebbe così? Chi, in preda a rabbia viola, non userebbe ben altre parole? Io sì.
Anche la protagonista femminile, Hayley Squires (classe '88), è grandiosa.
Non solo. In una sceneggiatura solida e reale, sono inserite alcuni piccoli passaggi di grande impatto emotivo. Mi riferisco all'episodio della scatoletta o alla "rivincita della musicassetta" (che bello vedere la generazione iFon analogicamente incapace), o alla fugace dolce visione di Molly.
Spesso il migliore si rivela chi, vuoi per una disattenzione, vuoi per una società che confonde perdono e accanimento, parte col piede sbagliato, tra chicken masala e commerci illegali. Non basta certo. Niente è sufficiente nella società del consumo.
Quando è troppo, è troppo; pure per Dan. Loach ricorda che, per quella storia del "sempre coinvolti", nemmeno l'apparentemente sensibile e empatica impiegata Ann è immune da una sola, ma enorme colpa: quella dello stare e basta, quella di essere capace solo di "averne già viste", soddisfazione e alibi per non prendre position. E' buffo o no che certi individui abbiano la vita di qualcuno nelle mani? No, è disumano. Come ci siamo arrivati?
Si sarebbe potuto concludere col buio seguente l'intenso abbraccio con la bambina (il 2° meraviglioso abbraccio di Dan), ma a questo prezioso e raro uomo dovevamo ancora una sacrosanta inquietudine. E parole che restano.
Perdonami per l'"incredibile" iniziale, Ken (sai che mi piace scherzare) e, voi, non fidatevi del trailer (ennesimo fallimento, anche in questo caso, bugiardo), presentatevi a Dan. Poi deciderete se unirvi, come il sottoscritto, all'ubriacone della scena della scritta sul muro: "Sei il più grande, Dan, cazzo!"
(depa)

2 commenti:

  1. Direi che da ottobre 2016 non sono piu’ io ad aver recensito il miglior film di Ken Loach sul ‘rofum, perche’”Terra e liberta’” da un punto di vista ideologico e’ piu’ impegnato, ma questo e’ un blog di cinema e non di politica, dunque bisogna ammettere che questa piu’ “grillina” pellicola di condanna arriva come un pugno allo stomaco!
    Il regista osa e vince. Con personaggi principali poco attraenti e una storia di ordinaria... burocrazia portata avanti a ritmi molto blandi e con uno stile quasi minimalista tiene incollati allo schermo grazie a riprese accattivanti, dialoghi taglienti e personaggi secondari intriganti: i spassosi vicini con il loro business partner cinese, i fastidiosissimi impiegati del ministero del lavoro a parte la tenerissima Ann, l’avvocato in carrozzina, la tenera distributrice di cibo e cosi’ via... A proposito, la scena in cui la ragazza si ingozza di cibo e’ drammaticamente geniale, cioe’ arriva forte quella sensazione che sta vivendo lei di fare qualcosa contro la sua volonta’, ma che il suo corpo non puo’ trattenersi dal fare. Come arriva quel senso di oppressione e frustrazione di lui che cresce giorno dopo giorno e non puo’ essere un caso che mi sia preoccupato di quello che da li’a a poco gli sarebbe successo. E’ Ken che ci sballa... Come detto, il suo migliore.

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