Fandango y Indigo fanno comunella per il cinema "d'un cevto livello". Paolo Sorrentino, poi, è gallina d'oro, tutta da mungere (?), facendole ascoltare musica electro-dance (del Wisconsin?); in fondo al Tunnel del divertimento, può sparire in alticumuli di cinema Nouvelle Vogue. Non è facile scriver male su "Le conseguenze dell'amore", del 2004, mi ci proverò, appellandomi al contagio di pelle, quando è cosa che par dolce, ma vien da presso il grattar di pulce.
Bigazzi alla fotografia ce la mette tutta e la riempie. Procacci supervisiona, proteggendo con castelli di carta (moneta), che il prodotto sia ben vendibile. Guardo il film e penso ch'abbiano fatto più che meglio. Copertina e testo agghindati per la prima comunione, immagini e dialoghi con effetto così ricercato da prendere aria e perdere incisività; il barocco, chiaramente, si gonfia: a qualcuno piace sic.
Sorrentino, è evidente, par già nato pronto: Hollywood l'aspettava. Lineare nei significati e nella forma (elegante), in questo film dal buon ritmo perché l'intreccio è variopinto-astruso bohémien capottato, il regista partenopeo ci fa le fusa. Ma sa di gioco che trovi in vetrina, grande catena di franchising, dove 'ne sbatti che la commessa, invero troppo graziosa, non sappia fare il proprio mestiere. Entri e chiedi, una scusa per parlarle, due cuori solitari si sfiorano e cozzano, generando saponette-operette un po' naif. Come la sequenza finale, dove è grande la suggestione visiva, fino a quando non si presentano pure Parola e Quel Migliore Amico, i due parassiti del cinema italiano contemporaneo, a tediarmi profondamente.
(depa)
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