Ieri sera, in seconda serata all'Altrove, un altro classico fantascientifico del 1956. Questa volta si tratta di un low budget in bianco e nero che esalta la scrittura e le atmosfere realizzate dagli autori. "L'invasione degli ultracorpi", diretto dal chicaghese Donald Siegel (1912-1991), unisce la ricerca di un effetto immediato e di un'inquadratura non banale: il risultato è un racconto da seguire con occhi bene aperti, dopotutto in gioco c'è l'umanità.
I mostri sono nostri
Ieri sera ancora fantascienza all'Altrove. Nell'anno 1956, la MGM stanziò un bel po' di dollaroni per realizzare una pellicola che con scenografia, costumi, colonna sonora ed effetti speciali, rappresentasse per lo spettatore un'avventura del tutto nuova. La direzione fu affidata allo statunitense Fred McLeod Wilcox e "Il pianeta proibito" divenne un cult.
Vivere e morire Oscar Wilde
Ieri pomeriggio ho accettato la proposta del "Club Amici del Cinema" di Sampierdarena. Un film sperimentale del 2011, di e con Al Pacino, basato su un dramma di Oscar Wilde: ci sarebbe cascato chiunque. E' stata una buona idea, però, incamminarmi per via Rolando, poiché "Wilde Salome" può essere definito un'esperienza.
No Fly World
Il secondo appuntamento di "Apocalypse '50s" di ieri sera è stato con "L'esperimento del dottor K." (t.o. "The fly"). Pellicola diretta nel 1958 da Kurt Neumann, tedesco naturalizzato in U.S.A che non fece in tempo per assaporarne il successo, colpisce per il carattere deciso: dalla struttura complessa, non banale, alla disinvoltura con cui si mostra, azzarda e ci ironizza un po' su.
La carota di genio
Oggi è martedì, ieri lunedì. Quindi, se non erro, è giorno di pellicola all'"Altrove". Già, i ragazzi del "Laboratorio probabile Bellamy" alle 18.30 sono pronti per proseguire lungo "Apocalypse '50s", il sentiero horror-fantascientifico battuto dagli americani nel Secondo Dopoguerra. "La cosa di un altro mondo", diretto dal californiano Christian Nyby nel 1951, vi colpirà con la pura suspense per l'ignoto e...con una gragnola di parole.
Angoli felici
Venerdì scorso, presso gli "Amici del Cinema", s'è addirittura sorriso assieme al regista giapponese Yasujiro Ozu. Con "Buon giorno", del 1959, Ozu accarezza affettuosamente la vita, con le sue dinamiche quotidiane, dai primi capricci di bambino, sino a quelli ormai avvizziti, ma non meno buffi, di adulti ed anziani. In ogni angolo del mondo v'è un teatrino in carne ed ossa, che aspetta solo di essere rappresentato.
...e fanculo i preti
L'altro film dai contenuti sensibili, visto ieri sera nella sala Film Club del Sivori, è stato "Weekend", scritto e diretto nel 2011 dall'inglese Andrew Haigh. Pellicola caldeggiata da Barabba, entro in sala per intavolare un discorso con lui, finendo a farlo con tutti, con me e gli altri. Buon segno.
Fanculo le tradizioni
I film sono esseri viventi, ognuno col proprio carattere. C'è molto dell'autore-genitore, sicuro, poi però prendono la loro strada indipendente. Alcuni propendono per la forma, altri per il contenuto. Questa inclinazione non è indicativa della loro qualità, che può essere comunque inseguita o tradita, anzi. Ieri mi sono capitati due film la cui rilevanza, senza che la loro veste possa considerarsi trascurata, sta soprattutto nei temi trattati: il primo è stato "La sposa bambina", film yemenita del 2014, diretto da Khadija al-Salami. I matrimoni prematuri appartengono a quelle tradizioni che, in ogni luogo, abbiamo il dovere di cancellare.
Niente lardo, solo zampino
In seconda serata, l'"Apocalypse '50s", in programmazione all'"Altrove", ha portato sullo schermo un altro celebre classico dell'horror-fantascientifico, diretto dallo statunitense Jack Arnold: "Radiazioni BX: distruzione uomo" (1957, t.o. "The incredible shrinking man") è un'avventura verso l'infinitesimale, un azzardo alle dimensioni a noi note, uno scherzo pauroso, un incubo gigantesco che, dopo quasi sessant'anni, non accenna a rimpicciolire.
Occhio al ranocchio
Quei bravi ragazzi del "Laboratorio probabile Bellamy" hanno deciso di dedicare i prossimi lunedì, con la loro consueta doppia proiezione in pellicola, al genere horror-fantascientifico made in USA: "Apocalypse '50s" è una rassegna sulle paure che braccavano le famiglie americane trincerate nei loro salotti in piena Guerra Fredda; ma, in fin dei conti, sul cinema come intrattenimento immediato, una fantasia, un'avventura, l'ignoto, una creatura..."Il mostro della laguna nera" è un classico del 1954 diretto da Jack Arnold.
"Gocce di pioggia sulla rugiada"
Inizio di un fine settimana passato a trottolare, l'appuntamento di venerdì scorso agli "Amici del cinema" di via Rolando, proprio a sinistra del tempietto, ha condotto Elena e me nel Giappone fine anni '50, quello dei sorrisi pacati e dei colori pastello. Colori sì: s'intravede un carattere guizzante, spuntano un grattacielo ed un mobile acceso. I "Fiori d'equinozio" (1958) di Yasujiro Ozu sono quelli di una tradizione travolta e bisognosa del braccetto nelle nuove modernità.
Lo chiamerà Rimorso
Finalmente ce l'abbiamo fatta. Dopo mesi e mesi di rinvii, imprevisti e stati fisici o mentali non consoni, io ed Elena siamo riusciti a presentarci alla "Casa Occupata di Pellicceria" per l'appuntamento cinematografico, classico per molti tranne che per noi, della domenica sera (scoprendo, peraltro, quale diavolo di sala abbiano allestito i ragazzi, migliore di molte altre "ufficiali"). Ma ci voleva la spinta decisiva dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, col loro cinema diretto e onesto, dove rabbia e poesia frantumano i fronzoli stilistici e politici. "Il matrimonio di Lorna", del 2008, è un'altra splendida e atroce storia di cancrena sociale.
C'è un re lontano...
Ai "Cappuccini", lunedì scorso, è stata portata a termine l'interessante rassegna "Mondovisioni - I documentari di Internazionale". L'ultimo appuntamento è stato con "The chinese mayor", un documentario peruviano...scherzo, doc. cinese del 2015 diretto da Zhou Hao e incentrato sulla figura di Geng Yanbo, ambizioso sindaco della fu capitale imperiale Datong. Tiranno sognatore accusato dal basso, fermato dall'alto, che alla fine della visione resta difficilmente inquadrabile...
Giù tutti i muri
Lunedì sera, quindi, dopo la prima proiezione di un film dello stesso regista, sempre all'interno della rassegna "Life - Storie di vita omosessuale", è andato sullo schermo "Laurence anyways", terzo lungometraggio che Xavier Dolan scrisse e diresse nel 2012. Un'altra opera che sonda un terreno quasi inesplorato, quello di chi si sente in un corpo estraneo (la fantascienza non c'entra); opera con qualche acuto non riuscito, ma roboante e intensa.
Scherzi d'amore
La settimana scorsa l'annuncio dai ragazzi del Laboratorio Bellamy: all'Altrove, in occasione del "Live Festival - Storie di vita omosessuale", saranno proiettati due film del canadese Xavier Dolan. La sorte ha voluto che fossero i mie due mancanti, tra i diretti dall'autore. Chi bazzica un po' per il 'Rofum sa quanto io stimi il giovane regista, quindi la serata di ieri era già decisa. A vedere "Les amours immaginaires", pellicola del 2010, c'era anche Baraka (ormai allontanato dalla Sala Valéry per provvedimento disciplinare), che apprezzò l'ultimo lavoro uscito nelle sale. Non certo da stropicciarsi gli occhi, ma è bello seguire le prime mosse di questo ambizioso e sfrontato regista classe '89, qui al suo secondo lungometraggio.
In perfezione balcanica
In questi giorni al City è in programmazione un film croato che colpisce per bellezza, intensità, intelligenza. A volte basta uno sguardo al titolo e al luogo di provenienza, per dirigersi verso una sala. "Sole alto", Croazia 2015, regia di Dalibor Matanić. Ok. Un fischio a Marigrade che, se sul mio fiuto può nutrire dubbi, riguardo al suo figurarsi...si presenta. Lei prova pure a trascinarmi nella sala sbagliata, ma non mollo. E' "Sole alto" che voglio vedere.
"Sol nella libertà l'anima è intera"
Martedì sera scorso, al Cinema Cappuccini, penultimo appuntamento "Mondovisioni - I documentari di Internazionale". Sullo schermo, "We are journalists" (2014), diretto dall'iraniano Ahmad Jalali Farahani, giornalista classe 1975. Documentario sugli ultimi 10 anni di persecuzioni e censure perpetrate dal regime di Ahmedinejad contro quei giornalisti che osassero esprimere le proprie critiche. Dall'estetica curata, forse troppo, ma che risulta un grido di rabbia e una richiesta di ascolto che non può essere ignorata. Doveroso perché sapere è evitare (passato), avvicinarsi e aiutare (presente), quindi migliorare (futuro). Perché il buffone pezzo di merda Ahmedinejad e il pagliaccio assassino Khamenei non sono spuntati a caso...
Madre Terra danzante
Sempre all'Altrove, lunedì scorso è stata la serata dell'Odin Teatret, "il teatro-laboratorio nordico" con sede ad Holsterbro, cittadina danese di 60 mila persone nello Jutland centrale. Quindi anche la serata di uno dei fondatori, l'artista pugliese Eugenio Barba e dei suoi cosmopoliti collaboratori. "Il paese dove gli alberi volano", diretto da Davide Barletti e Jacopo Quadri nel 2015, è un'affascinante scorcio su di un'arte e un suo uomo.
Poesia del crescere
Eh sì però vi devo scrivere qualche riga anche sul quarto e ultimo film visto presso l'"Altrove", una decina di giorni fa, in occasione del mini ciclo sul cinema asiatico. "Flower in the pocket" è un altro film malesiano girato con cura e scritto con poesia. Il regista di Kuala Lumpur, Liew Seng Tat, classe 1979, pare attingere dalla migliore scuola neorealista, dove dramma e ironia si rotolano nella polvere.
Sogni di ragazza
Arrivano i malesi. Ecco come si potrebbe annunciare la doppia presenza alla rassegna di cinema asiatico, tenutasi all'"Altrove venerdì e sabato sera. Tutt'altra tradizione cinematografica, quella malese, rispetto all'altra intravista...Sin dalla prima immagine, "Love conquers all", film diretto nel 2006 da Tan Chui Mui (regista classe 1978), rapisce con le immagini e coi silenzi, conquista certamente me, coi suoi diluiti e cosparsi tempi malesi.
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