Martedì scorso, in sala Uander, si è proseguito il discorso Alain Resnais, doveroso dopo la scomparsa dell'elegante e vivace regista francese, avvenuta a Marzo di quest'anno. Anche Elena davanti alla rappresentazione de "Gli amori folli" (2009), così alieni da calcoli precisi, così belli da vivere e...osservare.
Quando lo vidi al cinema, ricordo bene, fui ammaliato dalla ricercatezza delle immagini (colori decisi, perché i sentimenti d'amore non sono pastelli sfumati) e dalla leggerezza del racconto, anche quando in scena vi è la disperazione più grande. Questa impressione è ritornata anche questa volta, perché questa favola di folle amore vetusto e incosciente solo a tratti riesce a travolgere lo spettatore. Forse era ciò che voleva il regista, allora quasi novantenne, un consiglio affettuoso: è IL Sentimento, ma non prendiamolo troppo seriamente, innanzitutto per non viverlo col terrore. E vada come vada...
La mascotte Sabine Azéma, perfetta stralunata, è un tornado, e dona, col suo personaggio, il pepe, la carta "Imprevisti", di cui necessita la pellicola. E' vero, chi muove le fila, chi spinge la sfera giù per il piano inclinato, rabbioso e disperato, è André Dussollier (altro feticcio di Resnais, in due una coppia affiatata) il folle, ma è lei che fa sì che lo spettatore aspetti con brama la scena successiva. Comunque, la capacità di narrare in immagini "questo folle sentimento che" è quella ben nota di uno degli ultimi autori "vecchia scuola"; e che ci mancherà, temo, terribilmente.
(depa)
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