Ieri sera, prima del secondo spettacolo in sala Uander, ho voluto fare un aperitivo con René Claire, una cosa veloce ma che è rimasta nella storia del cinema, quello dadaista in particolare. Il regista parigino, nel 1924, riunitosi con alcuni degli artisti che affollavano le belles rues della capitale d'oltralpe, costruì un cortodivertimento: "Entrc'acte" è una bella follia senza senso.
Claire 26enne gioca e sperimenta, in questa pellicola nata come pazzia da mostrare in un intervallo di uno spettcolo di ballo e divenuta Opera a Sé, incrociando figure, scherzando coi significati e costruendo rapidissime metaforine: il traffico come scontro di boxe, una selva di cerini pronti a prendere fuoco, così come la città, vero e proprio gioco d'incastri, di scacchi, se vi pare, ma questo è dadaismo e qualcosa quindi, ho già sbagliato. Quando s'inventa, la mente corre libera, una barchetta di carta può solcare i tetti di Parigi, un carro funebre trainato da un cammello può perdersi, dando il via ad una folle rincorsa (cui seguirà, 60 anni dopo, l'ormai non più dissacrante fantozziana). Divertente gioco dietro e a fianco della m.d.p., nei rallenti si sorride, man mano che aumenta la velocità delle immagini (e il ritmo che il regista non dimenticherà mai), rapidit@ Veloc! Veloc! il fiato viene quasi a mancare, le vertigini a spuntare. Balletti svedesi, Picabia e Satie...insomma tempi d'oro di un'arte che in tutte le sue forme sgomitava, spingeva di qua e i là, ribellandosi a parenti e genitori.
(depa)
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