Su suggerimento di Miky, ieri
sera, ha fatto il suo esordio in sala Ninna il regista di Torino Marco Ponti con “Santa Maradona”, pellicola del 2001
che indaga il senso d’oppressione che un giovane spesso rischia di provare in
questo periodo di crisi economica e di valori e lo fa, a mio parere, in un modo
molto stiloso e coinvolgente.
Sentirsi oppressi significa
percepire di non avere una via d’uscita dalla vita monotona di tutti i giorni fatta
di bollette e affitto da pagare, colloqui di lavoro che vanno regolarmente
male, storie d’amore futili e asfittiche. Andrea (Stefano Accorsi) sembra non
essere così insoddisfatto della sua vita, ma in realtà è una bomba pronta ad
esplodere, pronto a prendersela con chiunque gli voglia bene e a sabotare qualunque
cosa di buono gli capiti. La paura di provarci, di cambiare questa situazione è
una sensazione subentrante molto comune in persone che vivono questo stato
d’oppressione. Il classico “vorrei, ma non posso” che suona come una
giustificazione, ma spesso è in realtà una scusa bella e buona per non provarci
nemmeno, per non sfidare quelle paure che il mondo d’oggi, intriso di
materialismo e altri disvalori com’è, ti lancia addosso come fossero quelle
manine di gomma che si trovavano nelle patatine negli anni '80. Sciaf! E sei
fatto. Un’altra paura che ti si attacca alla pelle, al cuore, alla mente e non
si stacca più. E ti condiziona.
Grandi emozioni mi ha trasmesso
questo film, oltre che per l’argomento molto attuale,
per la potenza con cui mi sono arrivate le sensazioni dei protagonisti, grazie
alla buona qualità della loro recitazione (oltre ad Accorsi, Libero De Rienzo,
Anita Caprioli e Mandala Tayde), alla colonna sonora di questo film, totalmente
made in Torino, firmata dai Subsonica,
la regia che ho trovato sobria dove non valeva la pena rischiare (vero Sorrentino?) e con qualche
bella intuizione proposta dove invece ci stava farlo. Valido il finale con quel salto, con fermo immagine, verso questo cambiamento che forse arriverà o forse no, ma finalmente
è chiaro anche ad Andrea che, in fondo, l’unica cosa che conta è provarci
veramente.
Film assolutamente consigliato.
(Ste Bubu)
Minchia come scrivevo bene all'apice della mia carriera! ... Peccato non mi ricordo I film che ho visto... Sono d'accordo con me stesso comunque... RIP Libero De Rienzo
RispondiEliminaMiii davvero come scrivevi Bubu!
RispondiEliminaBella recensione, a modo nostro, alla 'Rofum, ma forse è che passano gli anni e questo film mi convince sempre meno. Anzi, dopo un ventennio in cui tutta la ristrutturazione del lavoro (leggi inculata) ha confermato e peggiorato tutte le più orride previsioni, viene da chiedersi quanto tempo si è perso in un ribellismo (l'uscita dalla libreria) sterile perché cieco, ubriaco perché in disco, simpatico perché spara cazzate.
E ora ne paghiamo tutto lo scotto.
Con Accorsi che vende citroen, la Giuve che ruba il rubabile e il povero Libero finito male, quasi come San Diego (mica sapevo).
Le supercazzole non portano da nessuna parte, la parola Capitale rimane tale.