Ieri sera all'Anteo, a due passi dall'acquario della demenza rampante che mette in mostra Caipiroske e birre di tutti i tipi purché non da 66 (aborro!), è stato proiettato l'ultimo lavoro del regista canadese David Cronenberg, "Cosmopolis" e...diciamo che è stata una fortuna per l'autore che queste quattro righe le butti giù adesso, a freddo.
Dopo averci raccontato i battibecchi tra Freud e Jung con una profondità da libro di Fabio Volo, Cronenberg decide di trasportare su pellicola un libro di De Lillo, così da poterci esporre...nulla. Non riesco a immaginare la composizione del pubblico di Cannes estasiato, sino ad una decina di minuti di applauso, da questi 105 minuti talmente irritanti da rimpiangere l'ormai scomparsa VHS con La Finale di Wembley.
Spero in poche parole perché non ne vale davvero la pena. All'inizio si rimane allibiti dalla banalità dei dialoghi, fintamente pungenti e serrati (anche se, in effetti, alcuni passaggi sono così rapidi, e stupidi, che non li si riesce a cogliere, raggiunti e sorpassati dalle belinate successive), poi però si abbozza un sorriso, pensando "Ah, ma ok, è proprio quello che vuole dire!": la vuotezza di queste bolle in persona, pronte a scoppiare se non trovano il ciuccio sul comodino, la presunzione di avere una visione più ampia degli altri quando, in concreto, si parla di finanza, cioè della più enorme vaccata dai tempi della ruota quadrata...grande David (buffetto sul mento a David).
Ma, quando il film si è accorto di aver rotto a sufficienza con questa menata del tipo che scopa a destra e a manca (donne di tutti i tipi, tra l'altro: c'è la matura Juliette Binoche che ci sballa da dietro, c'è la tipa bionda Oxford-tailleur-colta che però, ovvio, o no?, cede di fronte al potere, al soldo, ad un babbo che spara frasi fatte o strafatte, oppure c'è la nera dai capezzoli astrali), che ha due ascensori e che "non deve chiedere mai", allora si ha la svolta...che fa scottare la poltroncina: la sceneggiatura a tratti mette il tarlo che dire la propria per strada non ha poi così senso, "tanto comunque pensate solo a voi stessi; invidiosi!" e, oltre il danno la banalità, suggerisce che, sol passare dei metri d'esperienza, anche il Paperon de' Paperoni può scoprire la purezza dei sentimenti e decidere di affrontare la tempesta seminata.
Quindi il gioco della pellicola dovrebbe essere questo: un po' reazionario, un po' all'opposto, gioco delle tre carte, chi ha ragione? Chi giudica chi? Ma i campani nelle varie stazioni hanno più "sex-appeal".
Dal punto di vista registico...La recitazione degli attori...Senza parole.
Il pubblico in sala è quello che si merita Cronenberg: un tizio che sbadiglia, una coppia accanto che fa salotto dall'inizio alla fine ("Uccideteli!" quando compaiono gli uomini-topo, "Guarda, quella pistola è come la mia! McFarland 19!"...), tutti estasiati dalla limousine, da quanto è figo il protagonista e quanto vorrebbero essere al suo posto, quindi non capendo, comunque, un emerito nulla di quanto, suppongo, Cronenberg volesse dire in alcune isolate e strettissime righe. E via, ora, un ultimo "ape" (happy hour 15 euro, ievvai!) e tutti a casa a concludere: "molto bello questo film". Se penso che nella sala accanto c'era "Sister" mi viene un attacco d'ansia. Anzi, ce l'ho.
Ora m'impegnerò a spulciarmi la filmografia di quest'autore per capire se, semplicemente, abbia sbagliato svolta a qualche bivio ("La mosca" pare un miraggio ormai; ma cazzo, ma parla di bestie strane, no!? Stai fermo), o se si tratti di un autore coerente con se stesso. In questo caso, Cosmopolitan, o come si chiama, sarà l'ultimo film che io omuncolo vedrò al cinema dell'autore.
"E chissenefrega nun 'ie lo metti?"
Dai su, avreste voluto anche una recensione seria? Ma dai...è un film che finisce con un tizio che punta la pistola contro un altro e...tac: FINE. Prrr!
(depa)
Tutti innamorati (anche De Lillo, come ha affermato a Collisioni 2012, Barolo d'annata tra una Patty Smith e un Bob Dylan...) della sequenza finale.
RispondiEliminaSiamo certi che abbia davvero spessore?
Vado a rivederla...
E scusate: il fatto che di un "film" girato in una Limousine venga celebrata l'unica scena ambientata fuori dalla stessa?...Benissimo, vai Davide, sei tutti noi!
RispondiEliminaVisto ieri sera... Non ricordavo questa tua splendida recensione altrimenti non l'avrei manco visto...direi...
RispondiEliminaUn film che a me fino ad un certo punto non era dispiaciuto. Tutto questo via vai di gente in questa Limousine del protagonista, che è una specie di ufficio itinerante, a mio parere, creano scene e situazioni interessanti che lì per lì avevano alimentato le mie aspettative. Alcune scene sono abbastanza “squallide”, ma altre riaccendevano la mia speranza di trovarmi di fronte ad una bella pellicola, come la "scena della protesta".
Nell'ultima mezz'ora di film, cioè dalla scena in cui uccide la sua guardia del corpo, a quel punto, ho creduto (e sperato) che il film sarebbe decollato fino ad arrivare ad un gran finale e invece...niente! Da lì in poi tutte situazioni e dialoghi "senza senso", personaggi privi di reale fascino e interesse fino ad arrivare ad un finale che effettivamente mi ha lasciato un po' perplesso e parecchio insoddisfatto.