La libertà breve di Fassbinder

Oggi pomeriggio, altro Fassbinder; "Dei della peste" è il terzo lungometraggio del regista bavarese, girato nel 1969, pochi mesi dopo "L'amore è più freddo della morte" di cui è, in effetti, il seguito ideale. Minimalista e anticonformista, è un film che emerge più per il carattere estetico ed artistico, più che per la solidità narrativa, della quale, è evidente, Rainer Werner Fassbinder, almeno nei suoi primissimi lavori, se ne fregava alla grande.
Di questa pellicola rimangono negli occhi, innanzitutto quelli delle due bellissime protagoniste femminili: la feticcia Hanna Schygulla con cui, assieme al protagonista maschile, Harry Baer, stava condividendo in quegli anni l'esperienza dell'"Antitheater", e Margarethe von Trotta. Poi emerge tutta la voglia di sperimentazione che muoveva i progetti e le realizzazioni cinematografiche del regista, allora 25enne. All'inizio della sua carriera, vero e proprio stallone scalpitante che darà via alla sua prolificissima produzione (sua necessità di vita che lo condurrà anche alla morte, nel 1982, per overdose, probabilmente di un mix di arte e maledivivere), Fassbinder provava, cercava, creava in continuazione, di certo passando a bussare alle porte di tutti i grandi maestri della sua epoca e di quelle passate (von Sternberg era il suo "maestro"). Tornando al film in questione, la fonte d'ispirazione più evidente, secondo me, è Godard (Rohmer, Ferreri e Bresson ben chiari in testa). Ma se lo scardinamento nel grande regista francese si realizza ad una certa velocità, il regista nato a Bad Wörishofen (nel 1945) è rallentato da una malinconia che non lo abbandonerà mai. A parte il il giro in macchina a trovare un vecchio amico e quella folle rissa proprio con lo stesso (puro Godard), la pellicola non accelera mai le movenze della m.d.p. Il che non è assolutamente un problema, perché allo spettatore è permesso, quindi, di soffermarsi a gustare l'alto valore estetico delle inquadrature, degli avvicinamenti e degli allontanamenti tra gli interpreti, del rapporto, in scena, tra gli oggetti e lo spazio e i personaggi, testimonianza della sensibilità artistica fuori dalla norma di questo grande regista.
(depa)

ps: la madre di Franz è la madre del regista che, a sua volta, è colui che in un bar compra una rivista pornografica da Carla (a 20 marchi).

Nessun commento:

Posta un commento