Rainer Werner Fassbinder, nel 1979, realizzò un film per raccontare, in maniera sontuosa, quali fossero i sentimenti di rivalsa che mossero le dinamiche interpersonali del popolo tedesco nei giorni successivi alla disfatta della Seconda Guerra Mondiale. "Il matrimonio di Maria Braun" innalza, anche, Hanna Schygulla tra le grandi interpreti femminili della Settima.
Film più "letterario" tra i suoi, viscontiano per corposità dei personaggi e attenzione scenografica, colpisce per la continua contraddittorietà dei suoi protagonisti, "Maria" Schygulla in primis, mastodontica nell'interpretare una donna decisa a tutto pur di non arrendersi a una storia scritta per lei da altri; ce la farà, tra l'altro, dimenticandosi però che, al livello superiore, comanda quel destino che non è prevaricabile in alcun modo.
Se, nei primi anni della carriera, non avesse "bruciato" il titolo "L'amore è più freddo della morte", chissà, lo avrebbe affibbiato a questa possente pellicola; ma quello, a ben vedere, sarà un titolo che tutta la filmografia del regista tedesco si porterà appresso, trovando però nel cinismo di Maria Braun la sintesi estrema. L'Amore assoluto pura illusione, bensì sentimento da contestualizzare, sempre a stretto rapporto soggetto e oggetto.
Se è vero che nella vita della protagonista è possibile ritrovare quella di un'intera nazione braccata, è altresì vero che di Maria Brown resta in mente il carattere fortemente individuale, ma non egoista, ecco un esempio dei complessi quanto affascinanti contrasti affrescati in questo film che, se è meno fassbinderiano in termini stretti (in superficia sempre specchi e sigarette, in questo caso davvero osannate, dato il periodo), lo diventa con il finale, vera e propria firma dell'autore; più implosivo di quanto possa sembrare...
(depa)
ps: questa volta la madre del regista è la segretaria
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