Atroce stupidità X

Ce l'abbiamo fatta. Sì, domenica pomeriggio, siamo riusciti a inaugurare anche quella sala, fino ad allora teatro di jam rap old-style e di qualche bisboccia: la sala "Ninna" di Via della Maddalena 21 è stata aggiunta ufficialmente alla lista delle sale del Cinerofum. E, mentre dalla storica via dei caruggi giungevano suoni di ogni sorta, in un relax avvolgente, Bubu, il gestore della sala, mi ha permesso di vedere un film che ronza nelle mie orecchie da più di un decennio: "American history X".
Obbligati a giocare col volume (nei momenti delicati per strada, meglio alzare, nei momenti pericolosi in sala, meglio abbassare...) ci gustiamo questo film che, per i temi trattati, ci tiene rabbiosamente incollati allo schermo. Il regista britannico Tony Kaye, all'esordio in quel 1998, proveniente da una famiglia di ebrei ortodossi, butta nero su bianco cinematografico per raccontare cosa diavolo può germogliare nelle nostre civilizzate società. Lo fa senza andare a scavare troppo nel substrato fertile di certe idee aggressive quanto ingenue, anche perché...c'è poco da analizzare, le idee sono quelle (mi viene in mente il recente "Diaz": non c'è analisi politica di ciò che quel G8 significò ma, d'altronde, quale analisi seria di sorta può essere fatta per spiegare un atto di mera delinquenza perpetrato da chi avrebbe dovuto rappresentare lo Stato?), l'ignoranza travestita da parole che possono attecchire solo su altra ignoranza, la violenza che fa impugnare un'arma proprio a coloro che percepiscono di non avere alcuna freccia al proprio arco. Edward "Derek" Norton prova a intavolare un dibattito sul pestaggio di Rodney King (1992) da parte della polizia statunitense, ma la sua posizione traballa tristemente. Tristemente perché demoralizza sapere che c'è chi parla così, non capendo che non è possibile ragionare così (la natura in partenza è equanime) ma, soltanto, può succedere che si diventi così codardi, così meschini da non impugnare la propria testa e rifarsi, invece, fare da megafono, a qualche ubriacone del passato, sempre pronto a saltellare sui tavoli di qualche pub, pronunciando parole che di umano hanno poco ma che possono far presa su chi è alla deriva, che sia economica o sociale o psicologica.
Il film rimane in superficie perché sotto non c'è effettivamente nulla, quindi, ma lo stagno paludoso è affrescato con colori realistici. Cinematograficamente il film intrattiene in maniera valida, con ottima fotografia dai contrasti netti e buon utilizzo dei movimenti macchina, indugiando astutamente sui momenti più tragici (Derek che si avvicina a petto nudo verso la m.d.p. è atrocemente suggestivo).
Il protagonista rinsavisce con un po' di carcere e magari fosse così facile, che fuss' che l'uomo sapesse guardarsi dentro con animo pulito e cuore sincero; ma va bene così, può bastare per ricordarci di tenere occhi e orecchie aperti.
Due ottime ore in compagnia degli amici Bubu e cinema. A proposito della sala Ninna, il suo punto forte è il sonoro: lo spettatore si gira a destra e a manca sorpreso dalle variabili ma precise fonti audio, perfect.
(depa)

1 commento:

  1. Amico Depa,ti ringrazio per gli elogi alla sala "Ninna".
    Avrei voluto aggiungere qualcosa sul film ,ma ho trovato la tua recensione totalmente esauriente e mi trovo d'accordo anche sull'analisi del film ,sia per quel che riguarda la trama,sia per quel che riguarda l'analisi del film dal punto di vista cinematografico.
    Ho solo un'osservazione da fare: secondo me dal film non si capisce che Derek "rinsavisce per un po' di carcere",bensì che il carcere è un'esperienza molto pesante che fa scattare in lui un qualcosa che prima o poi sarebbe scattata comunque.
    Infatti chiaramente Derek è un ragazzo molto intelligente(per esempio per questo Cameroon,che non è un coglione ma solo uno stupido "politicante" arrivista, lo sceglie come leader del gruppo), plagiato da un padre ignorante e bigotto che professa in casa ideali razzisti.Per di più egli subisce un forte trauma per la morte del padre stesso che avviene in circostanze (troppo)facilmente spiegabili con teorie razziste.E così nasce Derek Vivian il nazi.
    Ma in quanto persona intelligente,per forza di cose, prima o poi avrebbe capito la stupidità e l'atrocità di quelle idee malsane, e le avrebbe abbandonate,carcere o no.
    Insomma,io credo fermamente(e secondo me anche lo sceneggiatore) che nessuna persona sana di mente e intelligente possa credere fino in fondo e sostenere per troppo tempo degli ideali così "animaleschi".

    ANTIFASCISMO MILITANTE SEMPRE!!!

    Ste Bubu

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