Ieri sera, nell'attesa che si concludesse una cena etnica per poi andare a dar sfogo alle depravazioni più disp(a/e)rate Robot permettendo, ho degustato un altro capolavoro del Germi. "Sedotta e abbandonata". È la storia di una sedicenne, interpretata da una superlativa Stefania Sandrelli, che subisce un abuso sessuale da parte del promesso sposo della sorella maggiore. La storia è ambientata in Sicilia, nei primi anni del boom economico. Il padre della ragazza dopo una serie di accadimenti, che ometto di raccontare per non levarvi il gusto della scoperta, scopre sia il danno sia il colpevole. Da qui in poi il suo unico scopo di vita è, da "buon" siciliano, quello di non far trapelare nulla dell'accaduto, convincere il paese dell'illibatezza della figlia e soprattutto conservare l'onore della famiglia.
Signore & signori
Scena finale, con i titoli di coda dietro l'angolo.
"Signore & Signori"...buonasera. Il regista ci saluta dopo aver presentato un ritratto frizzante, divertente, sarcastico della medio alta borghesia Italiana che fu, con una finestra privilegiata con vista sul futuro. Fondendo insieme una sagacia narrativa e un montaggio veloce serrato, scandito da tre episodi che girano in tondo fino a mordersi la coda, Pietro Germi lascia stupiti, esterrefatti....felici e appagati, per le risate suscitate durante lo scorrere delle scene e allo stesso tempo con un sentimento velato di amarezza.
"Signore & Signori"...buonasera. Il regista ci saluta dopo aver presentato un ritratto frizzante, divertente, sarcastico della medio alta borghesia Italiana che fu, con una finestra privilegiata con vista sul futuro. Fondendo insieme una sagacia narrativa e un montaggio veloce serrato, scandito da tre episodi che girano in tondo fino a mordersi la coda, Pietro Germi lascia stupiti, esterrefatti....felici e appagati, per le risate suscitate durante lo scorrere delle scene e allo stesso tempo con un sentimento velato di amarezza.
Extra: Attenzione alla puttana santa
Ed ecco: la sfida più grande, l’extra-recensione più sentita.
“Attenzione alla puttana santa” di Rainer Werner Fassbinder, 1970. All'inizio spiazza questo film, non c’è che dire. Ma poi lo stordimento ti avvolge in maniera tale da ritrovarti nella dimensione film e, già per questo risultato, il regista ottiene un buon risultato. La “Puttana Santa” per me qui è espressione di paradosso, del contrario. Quel contrario che spesso causa conflitto e confusione, ma tal caos se incanalato dalla cinepresa può sfociare in distillato di cinema, che è espressione soggettiva e partecipata di tutti i membri di una troupe cinematografica.
Extra: Godard
Ciao Cinerofum,
week end fitto di visioni, ma questa volta è solo CINEMA! Sabato sera mi è venuta voglia di farmi stordire da qualche bel film d’autore. E chi più del Godard può spararmi come un razzo su di un pianeta di colori e sinignificati? Ma sì, dai, vada per Jean-Luc. Ed il DVD che mi passa tra le mani (mia madre) è “Due o tre cose che so di lei”, 1967. Qui la parola film è, come dire, da intendere nel suo significato più ampio. Questa realizzazione non è un racconto con una trama classica, non è un documentario.Vi intravedo piuttosto, un’elucubrazione godardiana su Parigi, la Francia, sul moderno e sullo sbagliato. Qui Jean-Luc Godard dice la sua, un po’ per lui e un po’ per noi.
week end fitto di visioni, ma questa volta è solo CINEMA! Sabato sera mi è venuta voglia di farmi stordire da qualche bel film d’autore. E chi più del Godard può spararmi come un razzo su di un pianeta di colori e sinignificati? Ma sì, dai, vada per Jean-Luc. Ed il DVD che mi passa tra le mani (mia madre) è “Due o tre cose che so di lei”, 1967. Qui la parola film è, come dire, da intendere nel suo significato più ampio. Questa realizzazione non è un racconto con una trama classica, non è un documentario.Vi intravedo piuttosto, un’elucubrazione godardiana su Parigi, la Francia, sul moderno e sullo sbagliato. Qui Jean-Luc Godard dice la sua, un po’ per lui e un po’ per noi.
Extra: chi Malle comincia...
Ciao amici del Cinerofum,
sabato notte, all’una, i caruggi di Genova mi hanno suggerito di andare a casa. Capita spesso ed io, testardo, rifiuto quasi sempre. Ma ‘sta volta nella borsa 4 DVD di un regista francese mi hanno accarezzato il mento… impossibile resistere.
Primo film: "Ascensore per il patibolo", Louis Malle, 1957.
Qui la regia dovrebbe essere attribuita alla coppia Malle/Davis. Il film potrebbe anche sembrare un tributo al trombettista americano. Ma i condizionali sono d’obbligo in quanto il film venne musicato dopo il montaggio del film.
Extra: Fronte del porto
A sorpresa, all'antrasatta, cacchio cacchio tomo tomo come direbbe De Filippo, c'è scappato il cinerofum.
La sensazione che Fronte del Porto lascia è quella dello stucco. CAPOLAVORO. Il film del 1954 ha vinto 8 Premi Oscar.
Sin dai primi fotogrammi il regista cerca di far entrare lo spettatore, a mio parere riuscendoci, nella visione del personaggio di Terry (M. Brando). Personaggio che ha contatti con la malavita (ma solo perchè è il fratello di Charly braccio destro del Boss),duro, scontroso, ex puglile mai arrivato all'apice del successo, se vogliamo anche sfaticato, questo personaggio pian piano si ammorbidisce grazie all'aiuto di una ragazza (sorella di una vittima del raket portuale) e di un prete devoto alla causa dei lavoratori.
I 400 colpi
Buongiorno ragazzi, "I 400 Colpi": a qualcuno è piaciuto a qualcuno no. E' un film fortemente autobiografico.
Forse è di parte quel premio alla Miglior Regia dato dai francesi nel '59. O forse la giuria ci vide lungo. Perché questo è il primo film del critico (criticissimo) cinematografico François Truffaut, ventisettenne.
Il suo nome si aggirava già per i corridoi delle riviste specializzate e dei cineclub parigini (dei quali uno era suo, tolti gli abiti da magazziniere), ma pochi si aspettavano un tale risultato al primo tentativo.
E, noi che seguiamo un filo (anche se senza logica), cogliamo una coincidenza che ci fa rizzare i peli sui denti e sulle unghie: "Anche Rossi Stuart ha cominciato daI piccolI"...
Anche libero va bene
Buongiorno Appassionati.
Serata di debutto per il filone Tempi Moderni in cui il neo direttore artistico (me medesimo) ha scelto come entrèe un film poco conosciuto, di nicchia e soprattutto di livello. "Anche libero va bene" (2006) ha ottenuto uno "strepitoso" successo tra il pubblico presente in sala ed è in questo stato d'animo che mi appresto a scrivere la mia prima vera recensione della carriera Cinerofumistica.
Anche libero va bene è un'opera prima e scommetto che nessuno di voi si aspettava da un giovane regista, quello che abbiamo visto.
La Grande Guerra
Fila spedito questo Cinerofum:
se un dibattito su "La Paura Mangia L'Anima" per me potrebbe intitolarsi "Interessi e Solidarietà",
"La Grande Guerra", il cui titolo è perfetto, mi suggerisce un'idea di:
- carne da macello, burattini, gente, pedine e pedoni, tutti, una guerra, guerra, vita...
Sordi strepitoso che ci mostra come si reciti con ogni centimetro del proprio corpo; l'espressione/espressività è ciò che farcisce che riempe, che dà eco ai propri gesti che rimangono
sospesi in aria come foglie d'autunno, altrimenti cadrebbero a terra come pesche marce o come Scamarcio.
(Depa)
Anche i nani hanno cominciato da piccoli
Che dire di questo film?
Innanzitutto grazie ad Albert per il risotto ai funghi e al Taigher per il Sartù ("ottimo e abbondante").
Il film a me piace, Albert XI D'Aporti ribadisce, più o meno ironicamente, Lelena si sarebbe sparata in faccia più volentieri, Tigre ha solennemente detto "Boh, però ...è un po' depravazione". Le condizioni in sala Sbargioff erano eccezionali per atmosfera ma non per la qualità della visione, ma sono esperimenti da cui passare, per capire, ad esempio, che i sottotitolati saranno appannaggio della sola sala Uander (per ovvi motivi di proporzioni)
Fino all'ultimo respiro
Come anticipato al termine della visione, non è facile ciò che mi accingo a fare e, per questo motivo, mi aspetto un contributo da TUTTI i presenti all'8a serata, dove è stato proiettato "Fino all'ultimo respiro", pellicola che segno l'esordio alla regia, nel 1960, di Jean-Luc Godard.
Personalmente (SIEMPRE!), non ho trovato il film perfetto. Parto da quest'affermazione per giungere ad una conclusione che conosco già: non vi preoccupate.
Ho giudicato il film particolare e non il regista "universale". Perchè è indubbio il seme di una regia che negli anni germoglierà, dando frutto ad uno dei più grandi della nostra amata Arte.
Il posto delle fragole
Visione VI:
Eccoci al post della nostra 6a serata, che ha previsto, anche se post-posto sino ad oggi, "Il posto delle fragole", film nato nel 1957 (Ingmar Bergman nel '18).
Eccoci al post della nostra 6a serata, che ha previsto, anche se post-posto sino ad oggi, "Il posto delle fragole", film nato nel 1957 (Ingmar Bergman nel '18).
Quindi? Non vi sorprende che un regista di 39 anni senta già il bisogno di guardarsi indietro, di elencare rimorsi e rimpianti? I più e i meno, i dati e gli avuti? Mi viene da pensare ad una (probabilmente più) chiacchierata tra il regista ed il (un) suo maestro, protagonista di questo film. Il regista svedese qualche riflessione con Viktor Sjostrom (il professore Isak Borg) deve averla fatta. Premesso che tutti e due nel teatro hanno navigato abbondantemente (e si vede), l'inquietudine nei confronti del tempo, l'ansia di morte è scritta in stampatello negli occhi del protagonista.
Il fascino discreto della borghesia
Ieri sera grande adunata (ma lo avevamo previsto, noi dell'organizzazione) per un appuntamento "must" di ogni pellicolafago che si rispetti. Addirittura 6 partecipanti, nonostante fosse mercoledì (!?), hanno reso l'atmosfera particolarmente gioviale. "Il fascino discreto della borghesia", L. Buñuel, 1972.
La "vecchia piccola borghesia" che "per piccina che tu sia, non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia" (C. Lolli) qui viene rappresentata secondo le sue mosse fisiologiche. Secondo titolo del film: "Buon Viso A Cattivo Gioco". Terzo: "Non c'è problema". (update 2020: tutto andrà bene)
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