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Ma veniamo alle cose serie. Il secondo appuntamento della prima giornata del 35TFF, è stato con l'Evento speciale della proiezione di "Green border" ("Zielona granica"), della regista di Varsavia, classe 1948, Agnieszka Holland. L'impressionante e silenziata epopea dei profughi attraverso il confine di stato polacco-bielorusso. Sua Santità Europa non può ripulirsi la faccia: morti, abusi, e umiliazioni non sono macchie, ma morbi che l'hanno condotta in terapia intensiva. "Perdita e tradimento", cari all'"importante autrice del nuovo cinema polacco", ai giorni nostri; in maniera splendida e brutale.
"Europa paradossale coi rifugiati non accolti", dice la consueta presentatrice...poi una distesa di foreste, per cantautori, naturali braccia tese. Ma saranno divise, pistole, filo spinato, canne di fucili sui denti. Si parte. Ottobre 2021, Europa. 1. La famiglia. Un capitolo atroce. 2. La guardia di frontiera. Il quadro polacco non è roseo. Tracollo etico, culturale. 3. Gli attivisti. Barlumi di vita da chi ci mette spirito e, soprattutto, corpo. "No no no no a Belarus!". Sulla strada per Bednarka...Gorlice...Non qualcosa di mal interpretato: quello è davvero il loro dovere. 4. Julia. Non il nome d'una psicanalista, di una qualunque "borghese alle prese coi propri rimorsi", ma di chi non ha perso, né perse, la dritta, né mollato il timone. Che se ne fotte di "fornire terapia alla nazione". Splendide sovrapposizioni (alce ed elicottero). I nodi irrisolti vengono al pettine anche di una coscienza inebetita. I raduni nazi patrocinati, mandano in tilt i cervelli dei più fedeli servitori della patria polacca. Zukau. Dare una mano, prendere posizione, con azione diretta e non mediata. Falso: aiutare è illegale. La solidarietà da sempre reato in ogni stato (v. oggi quella per Cospito).
Eppure, c'è speranza. La vicinanza affettiva e attiva non è contagiosa, no, ma deve essere diffusa con caparbietà resistente. Epilogo il febbraio 2022, quando si passò dall'Ucraina: la didascalia finale ci ricorda quello che sui muri e sui manifesti di alcune città si legge da anni, l'ipocrisia che sta dietro all'accoglienza alle ucraine (sotto i 40 buone da scopare, sopra i 50 come colf), è misurabile col razzismo mostrato verso tutti gli altri. 
Siamo fieri di aver lanciato, nel Politeama Rossetti sotto-shock, l'applauso che merita l'opera d'una regista che, dopo aver toccato con mano la repressione di Stato (anche 6 mesi in galera, nel 1968, dopo i carri armati sovietici sulla Primavera di Praga), continua indomita a mostrarne la ferocia. Voto: 8.
(depa)

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