Natura viva in cornice dorata

Agosto di letture, il cinema scivola, il Cinerofum crolla. Proviamo a tapullare quest'estate di ben poca pellicola. Nei pressi del ferragosto, classico televisivo, fu trasmesso "Lo squalo" di Steven Spielberg. Del 1975, terzo lungometraggio del regista, uno dei film più celebri di sempre, grazie all'accattivante veste d'avventurosa lotta per la vita, all'ottimo ritmo, senza note inutili, ai personaggi ottimamente caratterizzati e al marketing azzeccato. Volet o nolet, la storia del cinema.

Film vittima del mio snobismo, malattia infantile dell'egotismo, è stato da me avvistato solo qualche anno fa. Finalmente braccato, alle soglie dei Quaranta, si mostra, pur segnato dal sale, dalle sale e dai soli, in tutta la sua forza. L'inizio, con canti, falò e capelli lunghi in spiaggia, è una sintesi didascalica quanto efficace. Il finale sarà secco uguale (oggi chi avrebbe rinunciato al trionfale approdo, con spari e bandiere?). Nel mezzo, la presentazione di tre personaggi che sono un crescendo d'energia. L'insignificante poliziotto, piccolo uomo che risolverà (con esplosione) lo scontro marino, quindi l'occhialuto studioso, infine il marinaio scafato, sorta di pirata degli squali, autentico Acab di questo secolo di luce ("Melville aveva capito tutto?"). Dentro al suo accelerare senza ogni logico, sino a rimettersi nelle mani del nemico (per la fusione del motore), c'è molto delle umane angosce . Inutile dire che, assieme alla sceneggiatura "metronoma" ed alla messa in scena vivida e terrifica (contrappunto naturale eterno, com'è che da quelle spiagge pacifiche, atlantiche e celesti, può far "dentino" una belva simile? L'immedesimazione c'è, eccome, perché al tuffetto non rinuncia nessuno). Come se non bastasse, pure la suspense qui trova il suo motivetto minimale che sarà incubo per natanti e seriosi (John Williams oscaroso). Tutto procede a meraviglia, i dettagli danno corpo al terrore (la trovata dei barili e le loro inquadrature). In sala Valéry, Elena ritornata ragazza ed io con lei, è successo come a tutti: inchiodati lì a vedere il pesce che dà la pesca all'uomo. Che se lo merita: più che lo scontato sindaco asservito al Dio Danaro, sono indicativi i macabri voyeuristi da sdraio (pop-corn dinanzi all'eventuale e succosa divorata). Le mai scansate, per quanto delicate, critiche alla società dello spettacolo (consumo), del regista statunitense. Peccato ci campi, ma va così..."brbrbrbl...spanish lady...".
(depa)

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