Spacco tutto, spacco niente

Rivoluzionario uhhh, sconvolgente ahhh! Tranzilli, negli effetti nessun abbindolamento. Già Juri, Marigrade ed infine Mino mi misero in guardia riguardo ai...guardiacaccia, ehm, a proposito dei promotori di promozioni...sì insomma, "Tre manifesti a Ebbing, Missouri", lungi dall'essere un film innovativo ed apprezzabile, si rivela il più scontato e superficiale dei film politicamente corretti. Questa perla è stata realizzata nel 2017 dal londinese Martin McDonagh.

Ennesimo film dalla veste patinata e dalla colonna sonora accattivante (bassi e gran cassa, mica robetta), ce la metterà tutta per piacervi. McDonagh & Co. vi butteranno dentro ironia a pacchi, raramente di qualità, un protagonista dal carattere determinato come in effetti se ne vedono pochi (ma è colpa del vuoto che gli spettatori esigono sullo schermo, per non spaventarsi troppo, non un pregio di questa pellicola, dato il discorso allestito nell'insieme) e dialoghi dove la trasgressività non si porta appresso alcuna profondità.
Tutto ben ritmato, non solo grazie agli strumenti accennati, ma risulta una commedia pop senza attenzione, con molteplici personaggi strambi sfiorati tanto per "ingrassare" e altrettanti gravi scivoloni (la madre che ricorda la figlia auspicante di essere stuprata). Facili compatimenti, che si fan stagni, come le lettere testamento (alla terza credo si avesse il dovere di uscire dalla sala: "l'unico vero requisito di un poliziotto...l'amore! L'odio non risolve mai nulla!"). L'insistente ricerca del gesto eclatante, però, alla lunga manca l'obiettivo. Così come gli eventi apparentemente casuali rivelano le mille astuzie e noie della sceneggiatura, come l'avverarsi della confessione non risolutrice nel pub (vero che gli autori qualche pudore l'hanno avuto...). Rimane l'interpretazione della combattiva protagonista, ma ormai la cicaghese Frances McDormand la conosciamo bene.
Film sull'acredine scontato, confuso e paraculum, sfilacciato e superficiale. E, data la conclusione dove pure s'era intravisto, lontano, un cipiglio diverso dal cinema delle sale (finalmente e salubremente politically uncorrect, per non appiattirsi e aprire spiragli a nuove riflessioni), pure codardo.
Peccato, ché le molotov sembravano pronte.
(depa)

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