All'"Altrove" si è partiti per una nuova passeggiata con Sir Hitch. Prima tappa "Il sospetto", del 1941, pellicola tipica del genio del regista inglese, dove apparenze ed ipotesi giocano una faticosa partita a scacchi con la realtà dei fatti, comunque difficile da mettere in chiara luce. La proiezione della psyche di ognuno, come nella vita, fa brutti scherzi ai protagonisti dei film di Alfred Hitchcock, ma gustosi per gli spettatori dei suoi film.
Terza pellicola americana del regista londinese, dove ritrovò Joan Fontaine (ancora una volta perfetta nelle vesti d'una moglie travagliata, da "Oscar") ed incontrò per la prima volta Cary Grant, qui ad una grande interpretazione (in Italia quel volpone da pollai sarebbe calzato a pefezione ad un Gassman da schiaffi). Tutti inglesi, tutti naturalizzati alla patria di Hollywood.
Per l'avvio dell'opera, viene allestita la più classica storia d'amore da sogno, con un "musetto di scimmia" cresciuto nella gabbia famigliare, avvezzo al thé delle 5 più che alla vita e, perciò, a forte rischio zitellaggio; fino al bel giorno in cui avvista il principe azzurro non privo di macchie, col fascino da scavezzacollo da rotocalco mondano.
Johnnie Aysgarth, d'accordo con Sir Alfred e collaboratori, veri mattacchioni, seminerà un po' di scompiglio nella tranquilla cittadina di campagna, sprizzando anticonformismo che già di per sé è sospetto.
Ed ecco quindi i rapporti, di coppia e non, contaminati dal bieco interesse economico (Lina tornerà, ad amare, quando le sedie di famiglia faranno lo stesso) o dalla fredda ipocrisia sociale (tutt'attorno maldicenze e bigottismi). "Vede, il fatto è che è bello pensare di avviare qualche affare". Opportunismo e falsità vanno a braccetto ed è con un sorriso dall'apparenza bonaria che s'insegna a servirsi dei soldi, divenendone schiavi felici (e pronti a tutto).
Ad ogni modo, il film è l'ennesima messa in pratica della suspense cara ad Hitch, sopra ogni possibile lettura.
Pellicola che non poteva che chiudersi con un...sospetto. Irrisolto, chissà?, come tutti quelli con cui abbiamo imparato, disumanamente, a trascorrere i giorni.
(depa)
bella roba
RispondiEliminaprenderò bellamente in prestito la riflessione finale sulla convivenza quotidiana con sospetti irrisolvibili-