Le giostre del ricordo

Venerdì scorso Cinerofum in trasferta come ai vecchi tempi. Pulcy Dani, Elena, Albert Monz ed io...gotto di rosso in fondo a via del Molo, poi attraverso tutti  i Caruggi, per giungere dinanzi al "Sivori" per l'ultimo di Woody Allen. Addirittura la paura che i posti finissero. Ma nessuna coda per l'ottuagenario regista newyorkese che, quei "vecchi tempi", li sa raccontare come pochi altri; rendendo il colore lontano e la luce immaginaria dei ricordi, insomma l'imponderabile gioia dei dolori dxi una volta: "La ruota delle meraviglie" (t.o. "Wonder Wheel").

Visti attraverso la lente della memoria, tutti i quotidiani fatti, anche i più piccoli ed intimi, assurgono ad eventi epocali. Dilatati nello spazio del ricordo, i colori vengono ridipinti, resi vividi, in alcuni casi riassegnati (Vittorio Storaro alla fotografia). I personaggi di ciascun passato hanno sufficientemente romanticismo per essere raccontati. I luoghi delle nostre infanzie rimarranno un luna park, ora sfavillante, ora cosparso di cartacce. Tramonti si mescolano alle aurore, amori puzzolenti miracolosamente esalano di rose; i tremendi vortici esistenziali divengono cerchi regolari e armonici della nostra Ruota Panoramica.
Dalla cima della sua torre di controllo, Allen ripassa i suoi salvataggi di "Theme Park", ridendo e piangendo alla vista di tutto quell'insondabile brulichìo. Gli scherzi e i giochi del destino hanno per colonna sonora spari ed organetti, le musiche spaziano dai tiririri delle giostre a Billie Holiday delle radio. La gelosia arde o fa il solletico, dipende dai ruoli. A noi in sala, quello comodo di stare a guardare una delle tante, ma bellissime, storie di bruciante passione; dove una donna alle prese col conto dei 50 anni (saldo di rimpianti e rimorsi) vivrà una fiammata blugiallorossa che rischierà di appiccare alcol e fiammiferi.
La britannica Kate Winslet pare aver raggiunto la maturità artistica grazie all'esperienza e ad un film cucitole addosso, dove l'impostazione teatrale del proscenio esalta reazioni, crucci, disperazioni della forte fragile protagonista. Anche Jim Belushi occupa alla grande lo spazio messogli a disposizione; Justin Timberlake deve fare il figo e, si sa, lo sa fare bene; la londinese Juno Temple perfetta bambolina, mezza di strada mezzo ingenua, illuminata come deve essere una splendida preda braccata. Gli interpreti diretti da Woody, non è la prima volta, possono toccare nuove vette. 
All'uscita dalla sala non tutti soddisfatti, eppure, si è trattato di scrittura, messa in scena e musiche perfette per narrare, né più né meno, un semplice e stravolgente frammento di passato  dai contorni magici.
(depa)

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