Ieri sera, in sala Valéry, sassolini Saraceni ancora appiccicati su fianchi e polpacci, è stata la volta di una pellicola del romano Luciano Salce, "il...Belpaese"; filmetto del 1977, 'na roba leggera con molti protagonisti dell'allora recente successo fantozziano, ma con una non velata critica alla società, in preda allo stato politico febbrile di allora, avviluppata nelle ipocrisie di sempre.
Dannata reputazione
Sabato mare di Varigotti, colori arsi e acqua invisibile: tenga duro il pescatore tracciato dal vento di mezzo ponente, non ceda a SUV e 5 stelle. Sperremmu ben. Tornato in sala Valéry, un film è tutto quello che serve. In vista dell'ultimo suo, da poco nelle sale, ho reimpugnato "Il cerchio", del regista iraniano Jafar Panahi, con il quale vinse il Leone d'Oro nel 2000.
Acquitrino di sé
Cinema o sala Valéry? Al cinema danno un cartone animato giapponese in odor di Studio Ghibli; vale la pena tentare: è estate, si fanno due passi, lo diciamo agli altri. La sorte vorrà che l'unico a rispondere all'appello mi gratificherà con una menata di palle lunga dall'uscita (del cinema) all'entrata (di casa). Eppure, "Quando c'era Marnie", diretto da Hiromasa Yonebayashi nel 2014, non è stato così noioso, come invece ripetuto con scarso senso della misura. Molto malinconico, sì, ma anche intenso.
Piccole storie di college
Ieri sera sala Valéry con la formazione più classica: io ed Elena. Proseguendo lungo il sentiero delle "Proposte in Area Break", località "Filippo", ci siamo imbattuti nel secondo lungometraggio dello statunitense Alexander Payne, diretto nel 1999: "Election". Classico esempio di "filmetto"? Sì, una piacevole Philip Morris ultra light di cui lasciare, senza rimpianti, gli ultimi tiri di mozzicone...
Questione di testa
La nuova sala Valéry cresce, attenta e vivace. Ieri sera, dopo una tavola imbandita coi prodotti di Vitale (pasqualina, ripieni, pasta alla norma, pane, formaggio e Menabrea), nemmeno un Baraka androidianamente impegnato in una battaglia per Arrakis è riuscito a tenere a bada il Cinerofum scalpitante. E sbarazzino: "Saxofone", diretto da Renato Pozzetto nel 1978. E surreale: pa-pa pà pa-pà!
Savoiardi senza caffè
Nelle scorse due serate, il Cinerofum s'è trasferito in via Corsica, ospite dell'elegante sala Carignano (quasi a tema). In programma "Il Gattopardo" di Luchino Visconti, tratto dal celebre omonimo postumo del '58' e uscito nel 1963. Nitido affresco sull'immobilità di una classe sociale gialla arsa dal trinacre solleone e, come questo, soddisfatta della propria ricomparsa, sempre diversa, sempre eterna. Caldo freddo tipico da cui nascerà l'attuale unità; sorbetto opportunamente buttato giù d'un fiato, naso e spirito occlusi.
Da un fiammifero una girandola
Al secondo appuntamento col Cinerofum in sala Valéry, incremento di +3 unità rispetto al primo; sono commosso. La Bizia, Puvio e, all'ultimo secondo, Gioggi, per un quartetto all'altezza del cast riunito sotto la direzione del regista romano Sergio Citti che, nel 1977, diresse "Il casotto", divertemose estivo, cabina-magica dove si vedono apparire figure variegate, strambe, folli, autentiche, intente in intrighi di pelo.
La forza della fragilità
In sala Valéry, piano, piano, s'avanza il 'Rofum. Ieri sera è stato inserito il DVD di "Pina", sinuoso toccante potente documentario del 2011, diretto da Wim Wenders e dedicato al Tanz Theater dell'artista tedesca Pina Bausch. Quel supporto ottico era lì da anni, mancava lo spunto, infine provenuto dagli ultimi documentari visti del regista tedesco. Wenders si conferma grande evocatore, a suo agio più nell'allestire che nel destrutturare; vi emozionerete, travolti da movimenti ed elementi nuovi.
Iscriviti a:
Post (Atom)