"Lento, lento..."

Il "Mainasso" di piazza Santa Maria in Passione continua a proporre film da vedere e capire tutti assieme. La "mini-rassegna"  di 3 film, intitolata "Com'è profondo il mar", è dedicata al "maledetto razzismo". L'ensemble speciale, questa volta, è composto da me, la Benny Mignox (sua prima, e unica, storica cinerofumata) e il prof. Sini. Il primo appuntamento è con "Un'arida stagione bianca", diretto dalla regista martinicana Euzhan Palcy nel 1989. In pieno Apartheid, ennesimo racconto di idiozia umana, colpevole, senz'alibi. Dito puntato, come dice il ragazzo che introduce alla visione, contro i semplici e falsissimi "io non sono razzista ma...". Attenti, v'è scappato, ormai è fatta, sparatevi, via di qui. Eccolo, un sano e doveroso odio.
Questa pellicola, dal carattere onesto e determinato, ha tra i suoi punti di forza la velocità e il realismo delle immagini degli scontri, pervase la cruenza realistica, come dev'essere. Il fatto che avesse il taglio corretto, lo davo per scontato (illuso impunito). Difatti, vi troverete allo stato originale tutti gli odi, le ipocrisie e le meschinità dalla pelle bianca, che conosciamo ormai bene. Donald Sutherland si fa carico del messaggio, ben rappresentando la maturazione del signorotto coccolato in una campana di vetro in un'epoca e in una terra in cui è massima la responsabilità (in ogni caso, colpevolmente tardiva, passata per inaccettabili "Prima non ci pensavo"). I filtri borghesi non farebbero avanzare di un centimetro il lentissimo processo di civilizzazione delle idee e delle menti. E' giusto sbattere in faccia la giusta accusa della Storia, con un film, con un proiettile, come vi pare. Vuota retorica? No; ci sono campi aperti, distese chiare dove il discorso può correre libero e incazzato; dove le parole modulate con la menzogna, piegate dall'inganno, dal retrogusto zuccheroso e nocivo, non trovano appiglio, c'è solo il fatto concreto, nudo; quasi sempre l'ingiustizia. Bene che s'alzi un grido, che parta una pietra.Un grazie ai due compari di visione e un altro al Mainasso per l'occasione.
(depa)

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