In sala Uander, sempre grazie alla generosa e curiosa fonte del vicino Sergio, è tornato Juan Louis Buñuel, il figlio. "Leonor", del 1975, è una storia fantastica sull'amore e sulla morte, sulla passione che uccide. Produzione franco-italo-spagnola che unisce il trasporto di Michel Piccoli, i volti candido e desiderabili di Liv Ullmann e di Ornella Muti, con le note di Ennio Morricone. Picchi d'intensità con qualche cedimento nella sceneggiatura, una pellicola, ad ogni modo, da non ignorare.
Toni solenni in un'atmosfera medievale dai colori sbiaditi, fatta di arbusti assetati, pietre ammassate e melodie arcaiche. In un luogo lontano dalle scorribdande d'ogni tempo, una piccola comunità che verrà squassata dall'interno. L'amore ai tempi della peste si mostra come qualcosa di insolubile, senza l'intervento del demonio. L'anima è poca cosa di fronte ad un amore rapito, "Richard" Piccoli è già morto di fronte al corpo immobile di Leonor, il suo balzo nell'abisso della pazzia inizia lì. Come spiegare, altrimenti, il fatto che nemmeno la pelle di Caterina (Muti) possa alleviare, se non spazzare, il dolore?
Il figlio del celebre regista spagnolo ritorna a mostrarci il suo stile personale, con qualche nobile eredità. In questa pellicola, il surreale è tirato giù verso le più terrene credenze e favole di un epoca passata; azzardando di meno e, quindi, annoiandomi un po' di più, verso i tre quarti della sua durata. Ma Piccoli è grande e vederlo avventarsi sul proprio ceppo disperato, a colpi di spada, è uno spettacolo che consiglio.
(depa)
Il figlio del celebre regista spagnolo ritorna a mostrarci il suo stile personale, con qualche nobile eredità. In questa pellicola, il surreale è tirato giù verso le più terrene credenze e favole di un epoca passata; azzardando di meno e, quindi, annoiandomi un po' di più, verso i tre quarti della sua durata. Ma Piccoli è grande e vederlo avventarsi sul proprio ceppo disperato, a colpi di spada, è uno spettacolo che consiglio.
(depa)
Mi e' piaciuta molto questa pellicola del figlio d'arte. Da un punto di vista della scelta delle inquadrature e di come muovere la cinepresa direi che "junior" ha imparato molto dal padre, cosi' che mi sono sempre sentito sul pezzo.
RispondiEliminaDi norma i "film in maschera" non sono trai miei preferiti, ma questa storia d'amore e follia con una importante e lineare spruzzata di metafisicita' mi ha rapito e coinvolto dall'inizio alla fine.
Ottimi tutti gli interpreti e la colonna sonora.
Apprezzato.