Tornato ora dal film "A torto o a ragione" (t.o. "Taking sides"), diretto dall'ungherese István Szabó nel 2001. Presentato all'interno della mini rassegna "Eterne armonie: I grandi maestri" ("Cinema e grande musica"), organizzata dall'Associazione delle Serate musicali, è un film girato con eleganza e intensità, con profondità di campo inquadrate dal basso, rispetto verso l'immensità musicale, vergogna per un uomo incapace di percorrerla puramente.
Sbarra grigia Georgia
Ed eccomi a scrivere sulle impressioni raccolte per il prato del Trieste Film Festival 2015. A causa di un'influenza aggressiva, i tre giorni programmati sono diventati due, come l'anno scorso. Quindi un terzo dei sei totali. Il mio giudizio sull'edizione di quest'anno, peraltro positivo, non potrà che risultare limitato (11 film appena). Sabato 17 Gennaio, io e il prode e preparato compagno di viaggio, papà Laberto, s'è partiti a mattinieri, con un film georgiano che, come prevedibile (avendo trovati sempre buoni i provenienti da quella scuola), dimostra un senso estetico ed un equilibrio emotivo di grande maturità: "Brides" (t.o. "Patardzlebi"), della georgiana Tinatin Kajrishvili.
La prima volta di Dolan
Questa settimana di cinema contemporaneo s'è conclusa ieri sera con la mia consueta e solitaria capatina all'"Oberdan" dove, con analoga prontezza, è in programma un ciclo dedicato alle pellicole del regista e interprete canadese, Xavier Dolan. "Ho ucciso mia madre", del 2009, fu il primo lungometraggio del giovanissimo e promettente autore, che mostrò già tutti i connotati del suo cinema, ironico, intenso e caparbio.
Sangue tra lenzuola e TV
Ci dan dentro i ragazzi! Cinema sempre Cinema, 'sta volta al cinema. Qualcuno parla bene di un film e siam lì, pronti a controllare. Ovviamente senza farci menare per il naso, mai oltre un certo limite. Lo statunitense David Fincher, forse, passeggia proprio su quel limite, spesso con produzioni nazionali dalle cifre lunghe, dirette ad un pubblico non certo profondamente sconcertato... Ma questo è un tipo di cinema, e "L'amore bugiardo", del 2014, ne è un esponente di qualità migliore.
Cetriolo?!
Due giorni fa, sempre in sala Uander, sono tornati i Fratelli Coen, Joel dietro la cinepresa, entrambi alla produzione e scrittura. Con "Il grande Lebowski", uscito nel 1998, i due registi statunitensi fecero un bel botto, rimbalzando sulle bocche di giovani e meno giovani, critici o scanzonati. In effetti, seguire le strambe vicissitudini (davvero uniche!) del "Drugo", è sempre un piacere...
Passione di Spagna
Settimana pregna di cinema contemporaneo, quella passata. E sempre colla coppia formata da Elena e il sottoscritto in platea; in questo caso, sul divano della sala Uander. Parlando di cinema d'oggi, si tratta obbligatoriamente di Woody Allen, sebbene questi iniziò 50 anni or sono la sua luminosa carriera artistica. Nel 2008 il regista newyorkese raccontò alcune possibili interpretazioni e alcuni loro possibili esiti del sentimento amoroso. "Vicky Cristina Barcelona", è una Spagna assolata e passionale, con una coppia latina che squote due americane capitate lì per caso...
Avidità che smuove le foreste
S'apra la scena sul corpo vivo morto di un uomo schiacciato dai suoi demoni, che ammazza e viene ammazzato per la sua avidità, incisa a ferro nel proprio destino di piccolo mortale. Il cielo divien cupo sullo "Spazio Oberdan", s'oscurano le luci in sala Merini, tre corvi giocano col fato di altrettanti e più minuscoli semi di questa progenie, da sempre capace di sbocciare in paesaggio rigoglioso. Orson Welles s'incontrò al cinema con Shakespeare, la prima volta, nel 1948, urlando con impeto e sontuosità il proprio "Macbeth".
Quella peste di Leonor
In sala Uander, sempre grazie alla generosa e curiosa fonte del vicino Sergio, è tornato Juan Louis Buñuel, il figlio. "Leonor", del 1975, è una storia fantastica sull'amore e sulla morte, sulla passione che uccide. Produzione franco-italo-spagnola che unisce il trasporto di Michel Piccoli, i volti candido e desiderabili di Liv Ullmann e di Ornella Muti, con le note di Ennio Morricone. Picchi d'intensità con qualche cedimento nella sceneggiatura, una pellicola, ad ogni modo, da non ignorare.
Shakespeare 4D
In questi giorni c'è Orson alla Cineteca. E quando questi decide di rievocare Shakespeare innalzando, ulteriormente, entrambi, ci si può attendere un cinema grandioso, uno spettacolo di rara intensità: "Otello", del 1952, è il tragico vortice in cui piombò il Moro di Venezia, lui che fu quello che fu, grande di fronte al nemico, piccolo dinnanzi a se stesso. Gigantesco Orson Welles.
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